È bastato il suo sguardo profondo e da bravo ragazzo, dritto al cuore dello spettatore, apparso in questi giorni sui manifesti a Latina. Lo spettacolo di Edoardo Leo ‘Ti racconto una storia', una produzione Stefano Francioni in programma domani alle ore 21 al Teatro Moderno, raddoppia con la replica pomeridiana alle ore 17.30, dato il sold out raggiunto in poco tempo. La capacità affabulatoria dell'artista romano è nota da tempo in lungo e in largo per la penisola.
"Io e il mio musicista proseguiamo a fare come i cantastorie di una volta – ci spiega Edoardo Leo raggiunto da noi al telefono - che giravano di città in città raccontando delle storie non sapendo bene che cosa avrebbero visto. Anche noi non sappiamo bene cosa faremo sul palco. Ovviamente abbiamo un filo conduttore, poi però scegliamo all'istante quali testi proporre in base al posto dove siamo. Accadrà così anche a Latina. È uno spettacolo che proponiamo da tanti anni, proprio come una vecchia tradizione dei cantastorie. Spiego al pubblico come funziona il racconto orale, dico alcuni aneddoti della mia vita, spiego la mia passione di raccogliere storie di tutti i generi, e da questo librone traggo testi e scritti che possono essere di Calvino, di Marquez, di Benni, a volte miei o di altri autori come Massimiliano Bruno. È un po' complesso da spiegare ma in realtà facile da vedere, e molto improvvisato. Rientra in questo filone anche l'altro mio spettacolo ‘Ti racconto una fiaba. Pinocchio', e non escludo un giorno di poter presentare ‘Ti racconto un'opera'. Ho cominciato a raccogliere testi quando ero un adolescente, l'idea dello spettacolo è molto lontana nel tempo. Poi ho cominciato a girare l'Italia raccontando al pubblico quello che mi è successo in questi 25 anni di lavoro".

Lei ha presentato il Concertone del Primo Maggio a Roma: che si prova a dialogare con centinaia di migliaia di persone?
Una strana sensazione, un unicum a metà strada tra il partecipare a un concerto e a una trasmissione televisiva. L'idea è nata dalla mia passione per la musica, la stessa motivazione per cui ho accettato di condurre il dopofestival a Sanremo. Una grande emozione. Anche perché stare insieme a grossi personaggi, mi ha fatto davvero molto piacere.

Cinema, televisione, teatro: quale dimensione sente più propria?
Sono molto fortunato perché mi viene bene tutto quello che faccio. Alterno invece, perché ho sempre voglia di realizzare cose nuove e di vivere esperienze diverse. Un fatto è certo: non posso fare a meno di andare in giro a raccontare storie percorrendo tanti chilometri. Quest'idea del commediante itinerante non riesco proprio a togliermela dalla testa. Dal modo in cui raccolgo le storie, partono poi quelle che scrivo per il cinema".