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Ferrari e soldi, la mafia diventa virale

Concerto negato per il rapper del video con i Di Silvio

Il sindaco della cittadina siciliana di Naro vieta l’esibizione al giovane Samuele Nisi, pesa il filmato della sua ultima canzone “Family” in Ferrari a Latina tra i giovani delle famiglie mafiose

In una società contaminata dagli esempi di vita negativi, che troppo spesso strizzano l’occhio ai soldi facili e al malaffare, fa senz’altro rumore la decisione di un sindaco di negare la piazza della propria città a un giovane cantante diventato famoso per i testi contro lo Stato, i magistrati e le forze di polizia. È il caso di Milco Dalacchi, primo cittadino di Naro, piccolo centro barocco della provincia di Agrigento, che si è opposto con fermezza all’esibizione, lo scorso fine settimana, di Samuele Nisi, il giovane rapper siciliano che in primavera aveva lanciato la sua ultima canzone “Family”, pubblicando sui social un video girato a Latina che ha fatto discutere perché tra le comparse figurano giovani delle famiglie criminali Di Silvio e Travali.

La polemica partita dal capoluogo pontino a fine aprile è proprio uno dei motivi che hanno portato alla decisione, del sindaco della cittadina di Naro, di vietare l’esibizione di Samuele Nisi nell’ambito di un evento organizzato da un’associazione del luogo col patrocinio dell’amministrazione comunale. «Non è persona gradita, ho già contattato l’associazione ed è stato subito congedato» aveva dichiarato al sito agrigentonotizie.it il sindaco Dalacchi, nei giorni precedenti all’evento, annunciando che sarebbe stato pronto a bloccare la serata se la sua richiesta non fosse stata assecondata. «Il concerto era stato organizzato da un’associazione che si occupa di accoglienza di minori non accompagnati - aveva precisato il primo cittadino di Naro - Per noi dell’amministrazione comunale doveva essere la serata della discoteca sotto le stelle. È a questo evento che abbiamo dato il patrocinio. Questo concerto non è stato certamente organizzato dal Comune. Io ho 60 anni, non so nemmeno chi sia questo cantante. Neanche l’assessore competente ne sapeva nulla. Appena sono stato informato ho subito contattato l’associazione e questa persona è stata già congedata. Non è gradita a me, né alla mia amministrazione. Abbiamo saputo che inneggia nei suoi testi contro lo Stato».

La replica di Samuele Nisi, affidata a un video condiviso tramite i social, non fa che aggravare la sua posizione dal punto di vista morale, perché il rapper si è definito «un ragazzo pulito», che non ha mai avuto problemi con la giustizia. Sostiene di non avere nulla contro le forze dell’ordine e di avere solo alimentato il personaggio che lo ha reso celebre tra i giovanissimi. Insomma, le frasi censurabili della sua ultima canzone non riflettono la sua persona, ma le ha utilizzate per inseguire il successo, di fatto rappresentando esempi negativi ai giovanissimi che ascoltano e condividono i suoi brani. Ma soprattutto ha prestato il fianco alle famiglie Di Silvio che hanno potuto certamente sfruttare l’apparizione nel suo video come una vetrina, sia agli occhi della città, che per mostrare i muscoli e trasmettere un messaggio alla malavita latinense. Nel video accanto al cantante, davanti alla Ferrari SF90 Stradale, un modello che fino a qualche settimana prima della pubblicazione era in vendita a quasi mezzo milione di euro, appaiono insieme un congiunto dei fratelli Travali e Ferdinando Di Silvio detto Pescio, sorvegliato speciale di 24 anni, figlio di Costantino Patatone che sta scontando la condanna per l’omicidio di Fabio Buonamano, arrestato poco più che ventenne per la sapratoria contro un’auto davanti casa e nel frattempo imputato nei processi per le inchieste Movida e Scarface sulla presunta associazione mafiosa messa in piedi dalla loro fazione del clan. Un’alleanza, quella tra la famiglia di Patatone e i Travali, sbandierata più volte in passato anche con lettere inviate dal carcere, suggellata nel video anche dalla presenza di un nipote di Giuseppe “Romolo” Di Silvio, zio di Patatone e leader carismatico della loro stessa fazione.

Che i loro volti siano apparsi in una canzone intitolata “Family” quindi ha un elevato valore simbolico. Il testo è composto di frasi iconiche per chi insegue la fama criminali, come ««qui noi siamo i migliori, cani senza padroni, dal niente siam passati agli stipendi dei dottori», «ci chiamano come nel film bastardi senza gloria», «ragazzi seri che anche dentro non fanno mai i nomi, odiamo il magistrato, la legge e questo stato, non ci facciam fottere da sto sistema malato», «fuck alle sirene», «e non parlerò mai davanti a un carabiniere, siamo fatti così, con l’onore nelle vene, meglio crepare che tradire o fare il verme». E infine «La più forte di tutti è la mia family».

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