Giudiziaria
25.04.2024 - 15:30
Il fatto non sussiste. Le perizie richieste dalla difesa del legale rappresentante della Loas Italia di Aprilia, il 76enne Alberto Barnabei, hanno convinto il giudice di Appello del Tribunale di Milano chiamato a decidere se annullare la sentenza di primo grado con cui l’imputato era stato condannato ad una pena di due anni di reclusione, a fronte di una richiesta del Pm che si era fermata a 8 mesi. L’ipotesi di reato? Truffa ai danni della compagnia assicurativa che copriva l’impianto della Loas ad Aprilia. Impianto devastato da un incendio nell’agosto del 2020. Difeso dallo studio legale D’Amico, Bernabei in qualità di legale rappresentante della ditta, aveva avviato l’iter per il risarcimento dei danni coperti dall’assicurazione. Un risarcimento degno di nota che però, la compagnia assicurativa ha deciso di impugnare. Ad essere contestata in particolare la firma su un’appendice priva di numerazione, con il logo della società assicurativa difforme e che, secondo la tesi della società, riportava come contraente “Loas s.r.l.” anziché “Loas Italia s.r.l”. La difesa ha quindi proposto appello chiedendo di acquisire alcune perizie che hanno smontato la sentenza di primo grado. Gli elementi portati in secondo grado sono stati fatti propri anche dalla stessa Procura che al termine dell’udienza ha proposto per prima l’assoluzione di Bernabei. Per conoscere esattamente quali elementi entreranno nella sentenza a sostegno dell’assoluzione si dovranno attendere una trentina di giorni. Nel frattempo però l’imputato è stato assolto.
Tornerà comunque in un’aula di giustizia, quella del Tribunale di Latina, il prossimo 3 giugno quando riprenderà il processo a lui e a Antonio Martino e Liberato Ciervo (in qualità di soci della Loas) proprio per le responsabilità che la procura pontina gli contesta, nel rogo: incendio colposo e alcuni reati ambientali in merito alla gestione dei rifiuti e allo smaltimento delle acque reflue. Processo che ha tra l’altro come parti civili, la Provincia di Latina e il Comune di Latina, mentre quello di Aprilia, incredibilmente, non si è costituito e non chiederà quindi a nome della comunità, il riconoscimento di un danno per gli effetti della colonna di fumo nero e acre che si è levata dallo stabilimento della zona artigianale.
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