Il caso
23.07.2024 - 10:00
Proseguono senza sosta le attività dei finanzieri del Comando Provinciale di Latina, impegnati a contrastare lo sfruttamento nel settore agricolo e a tutelare i lavoratori e i diritti delle fasce più deboli della società, spesso esposti a gravi rischi per la salute.
Dopo l’operazione di due settimane fa che ha coinvolto otto aziende agricole nelle aree di Sabaudia e Terracina, rivelando numerose irregolarità nelle posizioni lavorative, i finanzieri, grazie a ulteriori accertamenti condotti dai militari della Compagnia di Fondi, hanno scoperto nuovi illeciti in due aziende operanti nel settore ortofrutticolo della piana di Fondi.
In particolare, durante un controllo presso una cooperativa agricola gestita da imprenditori locali, sono stati individuati tre lavoratori completamente in nero. In un'azienda di ortaggi gestita da cittadini indiani, invece, sono stati rinvenuti fitofarmaci illeciti e indebitamente detenuti, alcuni dei quali particolarmente pericolosi e revocati dal Ministero della Salute per le loro proprietà altamente nocive.
Questi interventi sono stati avviati grazie a mirate attività info-investigative, supportate da rilevamenti e osservazioni durante i servizi di controllo economico del territorio, che hanno permesso di individuare significativi profili di rischio riguardanti le aziende in questione.
Il ricorso alla manodopera in "lavoro nero" non solo pone i lavoratori in condizioni di sfruttamento e precarietà, ma garantisce anche una riduzione illegale dei costi di gestione (fiscali, organizzativi e del lavoro), sottraendo risorse all'erario e consentendo a chi lo pratica di massimizzare indebitamente i profitti, anche grazie a una competizione sleale con le imprese oneste.
Nel caso della seconda azienda, questi vantaggi potevano essere ulteriormente amplificati mediante l’uso illegale di fitofarmaci. In particolare, le Fiamme Gialle di Fondi hanno rinvenuto e sequestrato oltre 600 litri di fitofarmaci non autorizzati dal servizio Sian dell'ASL, stoccati in luoghi non idonei secondo quanto stabilito dal D.M. 22/01/2014 Piano Nazionale d’Azione sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, in violazione delle disposizioni del D.L.vo 150/2012.
Al momento dell’arrivo dei finanzieri, il titolare dell’azienda, privo delle necessarie autorizzazioni per l’acquisto, la detenzione e l’uso dei fitofarmaci, come previsto dall’art. 9 del D.L.vo 150/2012, e sprovvisto del registro obbligatorio dei trattamenti per le colture in essere e per quelle degli anni precedenti, è stato colto in flagranza mentre preparava una miscela di circa 20.000 litri (tra acqua e vari fitofarmaci), presumibilmente da utilizzare sulle colture prima della raccolta e confezionamento. Il prodotto, come accertato dall’intervento dei tecnici dell’ASL di Fondi, oltre a eliminare le erbe infestanti, avrebbe influenzato i processi fisiologici dei vegetali, aumentando la nutrizione prima della raccolta e conferendo maggior volume, peso e lucentezza agli ortaggi, rendendoli così più appetibili sul mercato.
L'uso di questa miscela di fitofarmaci illegali può comportare la diffusione di sostanze dannose nell’ambiente, con il rischio concreto di introdurre residui tossici nella catena alimentare, con gravi conseguenze per i consumatori. Inoltre, l’utilizzo incontrollato di tali prodotti espone i lavoratori a rischi di intossicazioni, soprattutto nella fase di spargimento, quando, non avendo le necessarie competenze, abilitazioni e protezioni, non adottano le precauzioni necessarie, rischiando di assorbire le sostanze per via cutanea o inalazione.
Al termine del controllo, sono stati sequestrati sia i fitofarmaci trovati in azienda sia la miscela preparata pronta per essere irrorata sul terreno in piena produzione. L’attività di ricerca documentale ha permesso di accertare che il titolare dell’azienda, per acquistare i fitofarmaci illegalmente, si è avvalso della collaborazione di due connazionali in possesso del patentino necessario, bypassando così i controlli obbligatori dei rivenditori.
L’utilizzo di fitofarmaci illegali, non controllati, nell’ambito di un circuito parallelo a quello legale, provoca distorsioni di mercato, alterando gli equilibri attraverso una concorrenza sleale basata sui minori costi di produzione.
Questi interventi – che si aggiungono ad altre attività già in corso nel settore, alcune delle quali in via di definizione – rientrano nella più ampia strategia di contrasto al cosiddetto “sommerso da lavoro” e alle correlate forme di sfruttamento della manodopera. Il “lavoro nero” danneggia l’intero sistema economico nazionale, sottraendo risorse all’erario, minando i diritti e gli interessi dei lavoratori e compromettendo la leale e sana competizione tra imprese, oltre a imporre condizioni lavorative vessatorie e lesive della salute e della dignità umana.
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