A Latina
24.10.2024 - 20:00
I pesci parlanti di Sandro Arcieli osservano curiosi dalle pareti del Caffè degli Artisti. Strani pesci quelli che abitano il mare nel mondo di oggi, vittime forse anche ignare della scellerata azione dell’uomo ai danni della natura e degli abitanti delle acque.
Sandro Arcieli, che le acque marine conosce da una vita, li propone nella mostra “Il mio mare” in una veste inedita. Hanno infatti qualcosa di rock e pop mentre sollecitano la collettività a “preservare il bene che è rimasto, senza più rimandare”. Non c’è tempo.
Tra amanti del mare ci si intende, e così Roberto Renzini, titolare del celebre locale nel cuore del centro storico di Latina, ha ospitato volentieri il progetto artistico e la missione di Arcieli.
Domani sera, alle ore 18:30, avrà luogo il vernissage con sottofondo garantito da Roberto d’Erme voce e chitarra, e Massimo Gentile al pianoforte elettrico. “La musica non può mancare quando c’è di mezzo il mare”, sorride Renzini che ha appena festeggiato quarant’anni di attività. Aveva soltanto 16 anni quando ha mosso i primi passi nel settore. È l’occasione per parlarne.
“Tutto è cominciato a Capo Portiere, tra gli storici banchi del pesce - racconta il titolare del Caffè degli Artisti -, dove mi inventai i primi aperitivi per i signori che si recavano sul lungomare proprio per mangiare il pesce crudo. Ero giovanissimo, non avevo un’automobile e raggiungevo Capo Portiere con la mia Honda XL 125. Dopo due stagioni, arrivò l’occasione di gestire al campeggio di via Capraia le attività ricreative del camping, ed è stato qui che ho sperimentato i primi concertini. Mi trovavo bene, quel contesto faceva per me, mi piaceva. La grande svolta arrivò però solo nel 1992, l’anno in cui ho creato il Vicolo Cieco”.
Roberto Renzini è un volto noto a Latina. È stato il primo in tante cose, come ad aprire i gazebo di fronte ai bar in centro. Ogni giorno accontenta le richieste dei suoi clienti, eppure nell’immaginario collettivo resta il ragazzo visionario e dalle indiscutibili doti imprenditoriali, che riuscì a dare vita a un luogo unico - il Vicolo Cieco - dai resti di un ristorante distrutto e abbandonato. In quei primi anni Novanta, a Rio Martino, in territorio di Sabaudia, accadranno infatti cose bellissime. Roberto affiancato dall’amico di sempre Marco Rendicini (nel ruolo di direttore artistico), vivono praticamente lì, giorno e notte, e quel posto diventa un punto di riferimento per il pubblico di ogni età ma soprattutto per gli artisti, molti dei quali vi muovono i primi passi, come i Latte e i suoi Derivati e Marina Rei. Sulla spiaggia a fare musica è facile incontrare Enzo Avitabile, Gegè Telesforo, Rick Hutton e tantissimi altri. Indimenticabile Roberto Ciotti, con il quale ci si fermava a sorseggiare una birra dopo l’ultima nota blues.
«Un’avventura meravigliosa, che ha contagiato l’intera provincia fino a superarne i confini», aggiunge Roberto Renzini.
Il Caffè degli Artisti arriverà dopo il 1997.
«Volevo ricreare un punto di incontro come accade nelle grandi città europee. In fondo venivo dal Vicolo Cieco e dalla lunga gestione del chiosco sul lungomare. In 40 anni di attività devo dire che ho avuto soddisfazioni sempre, e anche un bel seguito. Dentro di me però resta un sogno che spero di potere realizzare. Ho intenzione di fare rivivere per una notte o per un fine settimana la magia del Vicolo Cieco”.
Ma sarà mai possibile ricreare un’esperienza così unica e irripetibile?
«Credo di sì se per uno o due giorni, e lo dimostra il fatto che nonostante siano passati 32 anni, quelle sensazioni provate allora sono rimaste nel cuore delle persone che hanno continuato a frequentare locali ma non hanno mai più assaporato la libertà e la spensieratezza che esisteva al Vicolo. Mi piacerebbe che le nuove generazioni capissero come è possibile condividere la musica lontani dalla violenza e dall’indifferenza. Che c’è un modo ‘altro’ di stare insieme”.
E la burocrazia...
«Vorrei proporre il progetto all’Amministrazione comunale di Sabaudia che a quei tempi ci è stata vicina. Non mi scorderò mai, avevo solo 23 anni, quando mi presentai negli uffici dell’allora Sindaco, il generale Bellassai. Aspettavo di incontrarlo con un certo timore, pensavo che mi avrebbe mandato via in pochi minuti, ma Bellassai rimase lì ad ascoltarmi con enorme pazienza. E mostrò entusiasmo. Il mio impegno nel gestire il Vicolo Cieco credo sia stato totale anche per non deludere le aspettative di chi aveva dato fiducia a un ragazzo poco più che adolescente. E ringrazio anche Maurizio Lucci, allora giovane assessore al commercio e mio primo interlocutore in quegli anni. Non voglio creare false aspettative o fare spaventare l’attuale Amministrazione comunale, ma il mio sogno nel cassetto spero si avveri. In tanti ci hanno proposto una reunion in altri luoghi, ma per me non ha senso. Deve essere quel posto, quell’angolo di terra dove aleggia l’anima del Vicolo. Una recente esperienza con altri due colleghi per il servizio sul Vicolo Cieco realizzato da Emilio Andreoli, me lo ha confermato. Tra l’altro già diversi artisti di quegli anni mi hanno dato piena disponibilità a partecipare. Il Vicolo Cieco è un marchio a fuoco, oltre che un’esperienza di famiglia e di amicizia».
Torniamo in via Diaz e all’interessante vernissage di venerdì.
«Ho portato qui il mare di Sandro Arcieli, artigiano dal grande estro nonché subacqueo apneista che con i materiali e gli oggetti recuperati nel corso delle pulizie della spiagge e delle acque operate dai volontari del Circolo Subacqueo Apnea Latina, ha ideato lavori di forte impatto che mi auguro in tanti vengano ad ammirare». Un invito da cogliere, perché Arcieli è anche così che combatte per la tutela delle acque marine.
A difesa del pianeta. E a difesa di tutti noi.
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