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Cronaca

Omicidio Celani, un regolamento di conti per un Rolex

Il caso riaperto dopo 15 anni grazie a un pentito che ha rivelato il movente: la vittima non voleva restituire un orologio. Arrestati Marco Ranieri e Giulia De Rosa, ritenuti esecutore e mandante

A distanza di 15 anni dall’agguato a colpi di pistola che gli costò la vita sei mesi dopo, sono stati arrestati i presunti responsabili dell’omicidio di Paolo Celani, l’episodio che rappresenta il preludio di scontri e vendette sanguinarie tra fazioni opposte che scosse Latina a partire dalla settimana successiva. Nella mattinata di ieri gli investigatori della Squadra Mobile hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Marco Ranieri, sessantenne considerato l’esecutore materiale, e Giulia De Rosa detta Cipolla di 51 anni, già reclusa per traffico di droga, ritenuta mandante del regolamento di conti per un orologio Rolex conteso. La riapertura del caso ispirata dai pentiti. 

Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari Mara Mattioli su richiesta dei sostituti procuratori Giuseppe Miliano e Martina Taglione, sulla base degli approfondimenti investigativi compiuti dai poliziotti della seconda sezione della Squadra Mobile dopo la riapertura del caso. Alle ore 4:15 di martedì 11 gennaio 2010 Paolo Celani e la moglie avevano appena fatto in tempo a svegliarsi per rumori sospetti fuori casa, un’abitazione a un piano in viale Petrarca, quando un uomo aveva aperto la persiana e sparato due colpi di pistola che avevano ferito la vittima a un braccio e all’addome. Grazie a una fonte confidenziale, un informatore, i sospetti degli investigatori della Squadra Mobile si erano concentrati subito su Marco Ranieri, che fu arrestato il giorno dopo perché in una cantina in uso a lui, nelle case popolari situate alle spalle del luogo dell’agguato, furono trovate tre pistole, quattro fucili a canne mozze, più un quinto dotato di silenziatore: i sospetti rimasero tali, perché sulle mani del principale indiziato fu trovata una sola molecola ricollegabile agli spari e l’unica pistola compatibile non era quella usata per l’omicidio, diventato tale il 27 giugno 2010, quando Celani morì per le complicazioni della perforazione dell’intestino. Insomma, senza prove concrete, tantomeno un movente, l’inchiesta fu archiviata.

Il caso è stato riaperto ufficialmente dal 15 febbraio 2022 per decisione del giudice per le indagini preliminari, alla luce delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, che aveva conosciuto Paolo Celani e aveva raccolto le sue confidenze, essendo quest’ultimo legato al suo stesso ambiente criminale, ritenuto all’epoca uomo di fiducia di Ferdinando Ciarelli detto Furt, suocero dell’attuale pentito.

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