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L'incontro

La lotta alla violenza in nome di Giulia Cecchettin

Gino Cecchettin protagonista dell’evento di Assipromos al Conservatorio di Latina: omaggio alla figlia e alla nonna Carla Gatto

«Già prima del funerale, avevo capito che la scomparsa di Giulia aveva lasciato uno squarcio incredibile. Qualcosa di profondo, che non poteva essere ignorato».Parole semplici ma cariche di forza quelle di Gino Cecchettin, padre di Giulia, la giovane uccisa nel 2023, oggi simbolo di una battaglia che va oltre il lutto personale. Una battaglia per la consapevolezza, per la parità e contro la violenza di genere. Gino Cecchettin oggi promuove una Fondazione dedicata alla figlia, nata con l’obiettivo ambizioso di agire concretamente sul terreno dell’educazione sentimentale, della prevenzione, del supporto a chi vive situazioni di abuso.

Cecchettin è stato tra i protagonisti dell’evento “Il potere del sapere in-formazione”, che si è svolto ieri al Conservatorio Ottorino Respighi di Latina, organizzato da Assipromos con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Latina. Un’iniziativa pensata come omaggio alla creatività, alla forza e alla resilienza femminile, dedicata alla memoria di Carla Gatto, madre di Gino e nonna di Giulia, scomparsa di recente. Sul palco, insieme a Cecchettin, sono intervenuti il sindaco Matilde Celentano, il vice Prefetto Monica Perna, il questore Fausto Vinci, il comandante provinciale dei carabinieri Christian Angelillo, il comandante della Guardia di Finanza Giovanni Marchetti, la criminologa Gabriella Marano, la dottoressa Daniela Di Maggio (madre di Giovanbattista Cutolo, ucciso a Napoli per futili motivi), la Garante regionale per l’infanzia Monica Sansoni e l’avvocato Nicodemo Gentile.Gli interventi sono stati incorniciati da emozionanti momenti musicali, creando un’atmosfera intensa in cui il confronto ha toccato corde profonde. Il messaggio comune è chiaro: la prevenzione deve essere l’obiettivo finale, il punto in cui la società deve svoltare. La Fondazione Giulia Cecchettin va in questa direzione, e il padre di Giulia lo spiega senza retorica: «Una delle domande che mi viene fatta più spesso è: “Perché lo fai?”. La risposta me la danno le associazioni che lavorano ogni giorno contro la violenza: il numero di telefonate ricevute al 1522 cresce, aumentano le denunce, le richieste di aiuto. Noi lo facciamo per loro, per chi ha bisogno di un segnale, di un supporto». Ma come si riconosce la violenza, prima che sia troppo tardi? «C’è un fil rouge che lega tutte le situazioni dove la libertà viene negata – ha detto Cecchettin – anche la più piccola, come andare a bere un caffè con le amiche, fino a quella più importante, come poter decidere della propria vita. Dove manca la libertà, lì c’è violenza. E lì bisogna fermarsi, alzare la mano, e farsi aiutare».Un messaggio forte, lucido, rivolto a tutti, che va oltre il dolore personale e si trasforma in azione concreta. Un invito a non restare indifferenti, a non accettare mai la normalizzazione della sopraffazione, a riconoscere e difendere ogni giorno la libertà e la parità.

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