Il caso
13.07.2024 - 14:00
I curatori fallimentari di Latina Ambiente
Si ridimensiona l’ammontare della bancarotta contestata a 26 persone, l’intera squadra passata dentro la gestione della partecipata Latina Ambiente, dichiarata fallita nel 2016. Sui conti, come è noto, è in corso la verifica delle responsabilità penali contestate dalla Procura. Ma è stata proprio quest’ultima a riformulare i capi d’imputazione, non nella qualificazione del reato, che resta quello di bancarotta, bensì nell’ammontare.
Il sostituto procuratore Marco Giancristofaro, infatti, ha prodotto al gip la relazione depositata poche settimane fa dalla curatela del fallimento, nella quale si certifica che una quota consistente delle somme attribuite alla bancarotta erano in realtà non debiti ma crediti vantati dalla spa nei confronti del suo unico cliente, il socio Comune di Latina. Infatti l’amministrazione ha riconosciuto il credito della spa, in parte già vagliato dal Tribunale civile, e dato il via libera ad una transazione che supera i dieci milioni di euro e che, nei fatti, potrebbe portare alla rimessa in bonis della Latina Ambiente. La nuova contestazione, per quanto più favorevole agli indagati, non è stata loro notificata poiché il reato non è modificato e quindi il rinvio all’udienza del 3 ottobre non prevede cambiamenti formali. Ma nella sostanza il procedimento prende, oggettivamente, un’atra piega. Come si sa, il processo agli ex amministratori e controllori della società dei rifiuti nata nel 1995 monopolizza il dibattito politico dal giorno della fissazione della prima udienza davanti al gup, soprattutto in relazione alla costituzione di parte civile dell’ente-socio, deliberata dal Commissario straordinario Carmine Valente, ma su cui la sindaca Matilde Celentano due mesi fa aveva annunciato la revoca, ritenendo che l’ente potesse cercare ristoro attraverso un’indagine di tipo erariale, ossia rivolgendosi alla Corte dei Conti anziché entrando nel processo penale, tanto più che risultano indagati due suoi stretti collaboratori, ossia Stefano Gori e Giacomo Mignano. Quest’ultimo pochi giorni fa ha rassegnato le dimissioni, facendo venire meno l’elemento di conflitto, cui pure la stessa sindaca aveva accennato nella nota in cui ipotizzava la revoca della costituzione di parte civile. Passaggio che invece resta vigente, come formalizzato sempre dalla prima cittadina. Al netto di tutto, adesso è la transazione sui crediti riconosciuti alla curatela a cambiare le sorti del procedimento penale e con esso anche la storia della società. Resta sullo sfondo la posizione del socio privato, il quale non è escluso possa rivalersi e chiedere i danni se il fallimento non dovesse più integrare il reato di bancarotta. Reati che ad oggi l’amministrazione ritiene sussistere al punto da entrare come parte lesa nel processo.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione