La manifestazione al Mascarello
14.12.2025 - 11:00
«Ci vogliono gli occhi per guardare questa zona e parlare di turismo, guardate il degrado del ponte, guardate lo stato di abbandono». Parola di Lucia, 34 anni, che vive accanto al depuratore, solo una dei tanti cittadini che abita quel luogo controverso, intessuto di contraddizioni, promesse, studi, scelte sbagliate e improvvisazioni chiamato litorale di Latina. Insieme ad altri come lei, insieme agli attivisti dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada e a quelli del coordinamento Camp, hanno scelto un sabato mattina per protestare contro un fatto evidente: c’è un ponte che non riapre, il Mascarello, chiuso da sette anni per la burocrazia e l’immobilismo delle istituzioni; c’è un accordo siglato tra Regione, Comune e Sogin, nato come misura compensativa per la dismissione del sito nucleare di Borgo Sabotino, al quale non viene dato seguito perché per ricostruire il ponte da zero servirebbero oltre dieci milioni di euro; e c’è un progetto ancora in fase di definizione. Nel frattempo il danno economico per chi vive e lavora sul lungomare tutto l’anno continua a crescere. Ieri, tra striscioni e slogan, un corteo pacifico è partito da piazzale dei Navigatori ed è arrivato fino all’area interdetta del ponte Mascarello, simbolo di una ferita aperta per il territorio. A denunciare con forza la situazione è stato il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, Giovanni Delle Cave: «È una vergogna non solo a livello locale, ma nazionale. Parliamo di una zona turistica completamente abbandonata da 16 anni. Chiediamo che l’amministrazione comunale, a partire dal sindaco, intervenga subito nei confronti della Sogin, che ha sottoscritto un patto e non lo ha rispettato. Questo abuso non è più tollerabile. Se non si muove nulla, sono pronto a incatenarmi». Sul piano economico insiste Maurizio Guercio, coordinatore del coordinamento Camp: «Il ponte chiuso è un condizionamento pesantissimo che si riflette direttamente sull’economia e sul turismo. Lo diciamo da anni: non ci si può nascondere dietro la Sogin. Serve un intervento forte dell’amministrazione comunale, che spesso invoca la filiera di governo. Ecco, la filiera scenda davvero in campo». Alla manifestazione era presente anche l’assessore Gianluca Di Cocco, che ha ricordato la Commissione Lavori Pubblici, nella quale è emersa la volontà di Sogin di intervenire, con un iter bloccato in attesa del parere del Ministero dell’Ambiente. «Io vivo in prima persona, da operatore, i disagi di questa situazione sul lungomare. In questi 15 anni le responsabilità sono chiare e hanno un nome preciso, la Sogin. Detto questo, poche settimane fa c’è stata un’apertura e la disponibilità a presentare a breve un progetto di ristrutturazione. Siamo pronti ad abbassare i toni. ma bisognerà accelerare senza ulteriori rinvii». Duro il consigliere comunale e provinciale Renzo Scalco: «In questo momento il Comune di Latina è parte danneggiata e dovrebbe attivare anche gli uffici legali. Gli accordi vanno rispettati. La città attende delle scuse formali da parte di Sogin. È fondamentale tenere alta l’attenzione affinché quel contratto venga onorato». Presente anche l’ex sindaco Damiano Coletta, che ha ricordato come, con lui, nel 2021 Regione, Comune e Sogin abbiano firmato un protocollo per finanziare il ponte con le opere compensative legate alla bonifica nucleare. Dopo la presentazione di tre ipotesi progettuali, il Consiglio comunale scelse la demolizione e ricostruzione. «Nel 2022 l’accordo venne confermato e si avviò la progettazione, poi bloccata dal cambio di management e di amministrazioni - ha detto - il compito della politica è tutelare gli interessi pubblici e pretendere il rispetto degli impegni presi».
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