"Questo Borgo è nato grazie alla gente che accolse la sfida di coltivare una terra che evocava solo morte. E oggi l'Italia ha bisogno di gente come voi per tornare ad essere una nazione". Con queste parole ieri sera Giorgia Meloni a Borgo Hermada a infuocato la platea, riconoscendo a Borgo Hermada il ruolo di "simbolo" delle sfide impossibili. Da lì è partita per parlare di immigrazione, sicurezza, scagliandosi contro il Governo Renzi sul salva-banche, lo svuota-carceri, il calcolo dell'Isee "che ora include anche pensioni di anzianità e indennità di accompagno". 

Una staffilettata dopo l'altra, come Meloni ha abituato i suoi seguaci anche in tv. Niente riferimenti alle elezioni locali, né a Latina, né su quello che accade a Sabaudia, dove una pattuglia di FdI sta mettendo a repentaglio la giunta di Lucci. Solo e soltanto temi nazionali. E su Procaccini, suo amico ancora prima che collega politico, dopo aver ribadito la stima, ha detto: "Ha rivoltato la città come un pedalino, bisogna rimetterlo in sella".

Con Meloni, tutto il quartier generale di Fdi, dal coordinatore provinciale Nicola Calandrini a quello regionale Marco Marsilio: e poi tutte le liste civiche a sostegno dell'ex sindaco, che ha definito quella che si è creata intorno a lui una "coalizione dei liberi". 

La traccia di tutto il comizio è stata, e non poteva non esserlo, la ferita rimasta nell'ex giunta e nell'ex maggioranza per la sfiducia. Ne ha parlato il coordinatore locale Patrizio Avelli, la capolista Roberta Tintari che non a caso per la sua lista ha scelto come simbolo un mezzo cuore ("quello che si è spezzato a maggio"). E ancora ne ha parlato Zicchieri per Noi con Salvini e perfino Marsilio, che è tornato sul caso Acqualatina: "Hanno sfiduciato Terracina e Latina, poi hanno invocato trasparenza e un concorso pubblico per il nuovo Cda in Acqualatina. Sapete come è andata a finire? Guidano la società gli stessi di prima".