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Un compleanno speciale

Vincenzo D'Amico, la "sua" città, le case popolari e i 70anni

Martedì 5 novembre avrebbe festeggiato con la "famiglia allargata" e gli amici

Vincenzo D'Amico, la "sua" città, le case popolari e i 70anni

Un compleanno speciale, quello di un capitano d’altri tempi, dal cuore grande a tinte biancocelesti. Martedì 5 novembre il nostro Vincenzo D’Amico, avrebbe compiuto 70anni e sarebbe stata una festa, tra amici, con la famiglia “allargata” accanto a lui, perché così avrebbe voluto. Vincenzo D’Amico, “O’Rey” di Piazza Roma, che il “nostro” Gianluca Atlante ha voluto raccontare in un libro, “Volevo giocare nella Lazio” edito dalla LabDfg. Ecco un passaggio legato alle origini del “Golden Boy”.
“Ci sono date che non si dimenticano. L'evidenziatore pronto a correre libero lungo un foglio, trasformando numeri in sogni, l'età prescolare in qualcosa di magico, unico e irripetibile. È il 5 novembre del 1954, l'anno in cui la Rai cominciò a mandare in onda i propri programmi in alcune regioni, ma non in tutte. Al settimo lotto del quartiere Nicolosi si festeggia la nascita di un altro figlio di Latina. Il padre Saverio lo registrò all'anagrafe soltanto il giorno dopo, dimenticandosi, ubriaco di gioia, di specificare che era nato il 5 novembre: poco male. Vincenzo, un piccolo ragazzo pronto a diventare grande in fretta e, soprattutto, genio del pallone.

L'amato cuoio, del resto, cominciò presto a scottargli tra i piedi, al punto da vivere quotidianamente accanto a lui, in simbiosi, quasi fosse figlio del primo vagito. Mamma Anita e papà Saverio, i genitori di questo bambino di nome Vincenzo: Vincenzo D’Amico. Cognome come tanti altri, ma che sarebbe diventato importante. Nel novembre del 1954 Anita e Saverio, ignari di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, avevano messo al mondo uno dei più grandi talenti del calcio italiano. Vincenzo D'Amico lo ha sempre sognato e desiderato quel posto. Ogni volta che tornava, Latina si bagnava delle lacrime di questo ragazzo, pronto a rivivere come in un film la propria storia, il suo percorso, tutto ciò che lo ha portato piano piano ad essere educato nei confronti delle persone, ad essere amato da tutti, a farsi voler bene e a voler bene. Vincenzo questo bene lo ha donato a tutti, prima a se stesso e poi agli altri. La sua generosità, qualcosa che è scolpito nelle mura del settimo lotto. Il suo quartiere, una magia che gli è sempre appartenuta. Tappa fissa ogni volta che tornava a Latina, anche e soprattutto quando, alla soglia dei vent'anni, diventò campione d’Italia con la Lazio, la squadra nella quale avrebbe voluto sempre giocare. Oggi il settimo lotto viene ricordato, anche e soprattutto, come il luogo che ha dato i natali a Vincenzo D’Amico, figlio della città di Latina, di un calcio che ha avuto il pregio di accogliere tra le proprie braccia un giocatore d'altri tempi, fantastico, per il quale oggi, forse, non ci sarebbero cifre per vederlo indossare questa o quella maglietta”.

Oggi al settimo lotto delle case popolari, davanti a quella targa che lo ricorda, in quel cortile nel quale ha dato i primi calci ad una spelacchiata pallina da tennis, non sarà un giorno come tanti altri.

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