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La storia

Stefano Cenerelli e gli omofobi del 2025: "Io non taccio"

Parla l’attaccante del Minturno che domenica scorsa ha subito cori e insulti da alcuni giovani della squadra avversaria

Stefano Cenerelli e gli omofobi del 2025: "Io non taccio"

Stefano Cenerelli, 31 anni, attaccante di calcio da quando ne aveva 7, accetta di parlare di quello che gli è accaduto una settimana fa durante il derby tra la sua squadra, il Minturno, e quella del Castelforte. E’ lui il destinatario dei cori omofobi durati tutto il secondo tempo della partita valida per il campionato di Prima Categoria.

«Siamo nel 2025 e non nel secolo scorso, quando le persone venivano imprigionate e rischiavano anche di essere uccise per il loro orientamento sessuale. Questo vorrei che capissero coloro che mi hanno gridato quegli assurdi vocaboli domenica scorsa. - dice - All’inizio ho sopportato: mi hanno dato del testa di c..., ero marcato da un calciatore di colore e mi hanno detto ‘tanto sappiamo che ti piace...’, ho pensato solo a giocare, ma alla fine della partita sono andato dalla dirigenza del Castelforte e ho detto che quello che era accaduto era grave. Loro mi hanno chiesto scusa, c’è grande stima reciproca, io ho giocato anche con quella società, tutti mi conoscono. Però questa storia non poteva passare, mi riferisco solo ai tifosi che mi hanno urlato contro messaggi omofobi e non hanno ritenuto di chiedere scusa».

Cosa si sente di dire ad altri ragazzi, atleti che giocano nel calcio o nelle altre discipline e che non hanno la sua stessa forza nel reagire a questo tipo di discriminazione ingiusta e anacronistica?
«E’ difficile accettare e accettarsi, specialmente in luoghi piccoli come questi. Io anche ci ho messo del tempo, però sono stato fortunato perché ho avuto sempre vicina la mia famiglia, mia madre che è stata la prima persona con cui mi sono confidato, e mio fratello. Mio padre purtroppo non c’è più, è stato maresciallo dei carabinieri a Castelforte, quindi è un paese che conosco bene e dove tutti ci conoscono. Io agli altri ragazzi dico di parlare con le loro famiglie, perché quando hai vicino le persone che contano di più il resto si affronta. Purtroppo è anche vero che la società non è pronta e poi ci sono posizioni più in alto che, purtroppo, agevolano questo tipo di discriminazione verso gli omosessuali. Non potevo rimanere in silenzio anche per quelle persone che forse erano presenti domenica e che magari stanno ancora affrontando il duro percorso dell’accettarsi. Io vorrei essere un punto di riferimento per loro».

Cosa le hanno detto i suoi compagni di squadra?
«In queste ore sto ricevendo tanta solidarietà, ma, ripeto, io nella mia squadra non ho avuto mai nessun problema e nemmeno nella mia città. Vivo la mia scelta, sono una persona libera. E devo dire che nemmeno la società del Castelforte mi ha mai fatto sentire discriminato, sono state queste persone, alcuni tifosi, ad aver esagerato e mi sarei aspettato nelle ore successive delle scuse, invece niente. Questo è grave. Ed è grave quel vocabolo che cerca di far apparire strana una cosa che invece non lo è».
Questa mattina Stefano torna in campo col suo Minturno nella partita contro il Posta Fibreno nello stadio di casa. E c’è da scommetterci che sarà tutto un altro tifo, perché la forza e l’eleganza con cui Stefano ha parlato di libertà e diritti civili hanno lasciato il segno, nel sud profondo della provincia, nel calcio e nelle coscienze.

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