"La Uila-Uil è pronta a offrire assistenza sindacale e legale al lavoratore indiano, in possesso di regolare permesso di soggiorno, vittima dell'ennesimo atto di sfruttamento, prevaricazione e violenza verificatosi a Terracina e non esclude la possibilità di costituirsi parte civile nel procedimento penale. La Uila, inoltre, sta valutando se presentare un esposto alla magistratura per verificare il corretto funzionamento dei sistemi di controllo ordinari da parte dell'ispettorato del lavoro e dei servizi ispettivi degli istituti previdenziali e assistenziali"

E' quanto fanno sapere  il segretario generale Stefano Mantegazza e il segretario provinciale di Latina Giorgio Carra, in merito ai gravi fatti avvenuti ieri e che hanno visto come protagonisti alcuni spregiudicati pseudo imprenditori agricoli. "Ancora una volta dobbiamo ringraziare le forze dell'ordine per il loro puntuale ed efficace intervento ma, al contempo, dobbiamo anche denunciare il clima di totale impunità nel quale avvengono questi fatti e il totale disinteresse degli organi di controllo ordinario della provincia".

E poi ancora: "L'episodio di Terracina ha anche un aspetto legato all'applicazione dei protocolli di sicurezza anti covid 19. In molti casi le misure di sicurezza non vengono adottate e, come si è visto, la loro rivendicazione da parte dei lavoratori viene considerata un elemento di disturbo e di fastidio da parte di aziende che spesso agiscono nell'ombra, non hanno un rappresentante aziendale per la sicurezza e non aderiscono all'Ente bilaterale che pure, in queste settimane ha fornito informazioni e, soprattutto mascherine protettive".

Com'è purtroppo noto infatti un cittadino indiano di 33 anni  è stato brutalmente aggredito riportando  ferite al capo riconducibili ad un corpo contundente, fratture e lesioni personali in altre parti del corpo. È stato accertato dalla Polizia che le cause delle lesioni patite erano riconducibili alle continue richieste al datore di lavoro di provvedere alla dotazione di Dispositivi di Protezione Individuali, alla luce dell'emergenza causata dalla pandemia da COVID – 19. Tali richieste, oltre a non essere accolte, hanno indotto i due indagati - il datore di lavoro e suo figlio -  a licenziare il lavoratore, il quale, in risposta alla sua rivendicazione del salario spettante per le giornate lavorative già prestate, è stato ingiuriato, minacciato, percosso con calci e pugni ed infine gettato in un canale di scolo. I titolari dell'azienda agricola sono agli arresti domiciliari.