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L'evento

Giustizia, confronto tra avvocati, magistrati, legislatori e politici

Diversi i temi affrontati al centro della riforma: dall'abuso d'ufficio, alle intercettazioni alla separazione delle carriere. Una necessità comune: servono risorse

Giustizia, confronto tra avvocati, magistrati, legislatori e politici

Un momento del convegno

Il tema è caldo, sensibile, tocca le corde di cittadini, imprenditori, politici, degli operatori della giustizia. E' trasversale e profondo. La premessa della moderatrice Sarina Biraghi: «Sono i magistrati a giudicare e i politici a legiferare», indica che il tema del confronto ha un peso. La sala del Circolo Cittadino di piazza del Popolo per l'evento organizzato da Fratelli di Italia è piena nonostante le temperature roventi.

Attenzione alta
Tra il pubblico c'è un mondo che osserva: avvocati, impiegati degli uffici giudiziari, politici, consiglieri comunali, disoccupati, professionisti, pensionati, ma anche giovanissimi che alla fine dell'incontro chiedono una foto ricordo con il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Chiara Colosimo. Sì, un selfie.
I protagonisti sono seduti sullo stesso tavolo ed è raro vederli così, tutti insieme.
A fare gli onori di casa il parlamentare pontino Nicola Calandrini, presidente della Commissione Bilancio al Senato. «Questo disegno di legge esalta la volontà del Governo, è prevista l'assunzione di 200 magistrati nel 2024 e altri 250 nel 2025. E' chiaro che il sistema giustizia ha una serie di criticità - ha spiegato - per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche è necessario evitare l'abuso».

Esercitare il mandato
Il sindaco di Latina Matilde Celentano è convinta che sia giunto il momento di cambiare e pone l'accento sul reato di abuso d'ufficio: «Da parte nostra dobbiamo esercitare il mandato elettorale e dare risposte. Questo reato - ha osservato - per noi rappresenta un bavaglio, condiziona e spesso si preferisce non agire».

Il mondo dell'avvocatura
Il Presidente dell'Ordine degli avvocati di Latina Gianni Lauretti parte prima di tutto dagli effetti di una riforma precedente, quella che tutti chiamano Cartabia: «Stiamo cercando ancora di metabolizzarla, è stata fatta nel silenzio più assoluto. Il male della giustizia sono le poche risorse che ci sono e prima delle riforme serve adeguare le strutture. Basta con i processi mediatici, ma questo non vuol dire assolutamente mettere il bavaglio alla stampa». Il Presidente della Commissione Affari Istituzionali al Senato Alberto Balboni evidenzia che «La cosa peggiore ad esempio per un imprenditore non è la condanna ma è aspettare 10 anni per l'esito di un processo. Penso che il tema della separazione delle carriere sia la madre di tutte le riforme».
Anche l'intervento del Presidente del gruppo Fratelli di Italia al Senato, Lucio Malan, punta a ricordare i tempi della giustizia: «Quando è lenta, rallenta anche gli investimenti».

La presenza dello Stato
«Ci interessa dire da parte nostra ad un imprenditore che è sotto usura che lo Stato c'è».
E' il concetto che ribadisce con forza il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Chiara Colosimo: «Nessuno si deve sentire assolto se non denuncia, questo è il nostro dovere». E poi sull'abuso d'ufficio ha spiegato che: «E' ridicolo parlare di un reato che nell'85% dei casi non arriva a sentenza».

Carriere separate
Chi si occupa di processi, gestisce e conosce perfettamente la macchina giudiziaria come il presidente del Tribunale di Latina Caterina Chiaravalloti invita a trovare un punto di equilibrio e quando affronta il nodo della separazione delle carriere manifesta il suo pensiero: «I migliori pubblici ministeri sono quelli che hanno svolto le funzioni giudicanti civili. Ritengo che sia giusto riflettere sull'eventualità quando si tratta di arresti che a decidere sia un collegio. Sono tutte tematiche che però richiedono approfondimenti, auspico ulteriori dibattiti».

L'abuso d'ufficio
E' nel finale del confronto che l'intervento del Procuratore Giuseppe de Falco, catalizza l'attenzione della platea. Il magistrato replica ai numeri e alle osservazioni di chi punta sulla riforma: «Non è una riforma, sono dei tasselli, il sistema penale è strutturato in maniera elefantiaca. Se saranno assunti oltre 200 magistrati serviranno prima di tutto le aule. Il reato di abuso d'ufficio? E' difficile da provare, spesso anche di più dei reati che riguardano la criminalità organizzata. Il numero di condanne esiguo però non può portarci a far abrogare il reato, anzi deve far riflettere anche su come si fanno le indagini. Se il sindaco che firma un atto agisce correttamente non deve avere paura - spiega - è il magistrato che deve fare bene le indagini». Infine anche l'avvocato Antonino Galetti, consigliere del Consiglio Nazionale Forense, ha ricordato che servono risorse: «Lo chiede la gente che affolla questa sala, c'è una carenza di magistrati che ha evidenti ripercussioni». Il confronto o come è stato definito esperimento termina qui, dopo due ore di analisi, riflessioni e punti di vista che continuano ad animare il dibattito.

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