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La denuncia di Azione: «All'ospedale Fiorini tagliato un terzo dei posti letto»

L'impietosa analisi sull'ospedale di Arcangelo Palmacci: «Dei 79 di un anno fa oggi ne sono rimasti 53, il 33% in meno»

La denuncia di Azione: «All'ospedale Fiorini tagliato un terzo dei posti letto»

La sua è un'analisi impietosa. L'ospedale "Alfredo Fiorini" di Terracina, come testimoniato dai numeri, sta annaspando davanti alla carenza del personale medico che in primis ha portato, nel giro di appena un anno, al taglio di un terzo dei posti letto per pazienti acuti. A lanciare l'allarme su una situazione non più gestibile è Arcangelo Palmacci, il presidente provinciale e segretario locale di Azione che spiega come si sia passati «da 79 a 53, il 33% in meno. Di fatto si è perso un posto letto su tre».


Nello specifico, nel reparto di medicina i posti letto si sono ridotti di 11 unità (da 29 a 18, circa il 40% in meno), nel reparto di ortopedia di 9 unità (da 24 a 15, il 37% in meno) e nel reparto di chirurgia universitaria di 6 unità (da 26 a 20, il 25% in meno). «Tutto ciò sta comportando, fra l'altro, un sovraffollamento e quindi una grave congestione di pazienti e di ambulanze al pronto soccorso in attesa che si liberino posti letto e relative barelle - spiega Palmacci -. E questo sta costringendo, peraltro, le ambulanze a stazionare tralasciando l'evasione della domanda di servizio di emergenza proveniente dal territorio. In radiologia, inoltre, non si eseguono, da un anno, i relativi esami diagnostici per malati oncologici non ricoverati e lo stesso servizio, pur essendo l'ospedale di Terracina considerato dalla Regione Lazio "con percorso trauma e ictus", è privo di un presidio medico in presenza nelle ore notturne e infatti per le emergenze si ricorre alla telemedicina con l'ospedale di Latina che, come noto, è già di per sé saturo. Come non è possibile effettuare e diagnosticare, a pazienti traumatizzati, una ecografia che, in alcune circostanze, potrebbe rappresentare un vero e proprio salvavita».

Il referente di Azione si domanda, di conseguenza, quali livelli minimi assistenziali possono essere garantiti in queste condizioni sia ai terracinesi, agli abitanti delle zone limitrofe e ai numerosi turisti nei mesi estivi. «Anche se va detto che il personale in servizio in ospedale - osserva Palmacci -, sia pure sotto stress e con disagio, continua a lavorare con impegno e assiduità per mantenere standard qualitativi nelle prestazioni ai pazienti. Sta di fatto che, invece di ripristinare i posti letto, non si è trovato di meglio che utilizzare proprio questa criticità per privilegiare e favorire il ricorso a prestazioni presso strutture sanitarie private».

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