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L'analisi

"L'esodo dagli orrori delle foibe", Panico riflette sul Giorno del Ricordo

L'intervento del giornalista a distanza di 20 anni dall'istituzione dalla giornata: "Finalmente la lettura storica è uscita fuori dagli schemi"

Raffaele Panico

Raffaele Panico

Il 10 febbraio 2005 ospitammo sul nostro giornale in prima pagina e nella pagina interna un intervento del giornalista Raffaele Panico dal titolo "L'esodo dagli orrori delle foibe". Oggi nel Giorno del Ricordo lo abbiamo intervistato per fare tracciare un bilancio 20 anni dopo.

Oggi a distanza di 20 anni cosa è cambiato?

Una lettura storica finalmente fuori dagli schemi. La legge citata nel titolo recita quanto riporta anche la Costituzione della Repubblica italiana. Gli articoli della legge fondamentale della Repubblica, la Carta Costituzionale "tutela le tradizioni storiche, culturali e linguistiche" e quindi legata anche al patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. E poi, in questi anni, vi è stata l'apparizione della nuova comunicazione. Anzitutto lo strumento enciclopedico di cultura veloce di Wikipedia, apparso il 15 gennaio 2001, poi di Facebock il 4 febbraio 2004, nel febbraio del 2005 di Yuotube e a seguire gli altri. La possibilità quindi è di potersi documentare, informare e formare, su fatti storici e notizie accertate dalle fonti che, unita al saper cercare sui motori di ricerca e nella rete del web è di una portata immensa. Per quanto mi riguarda nell'agosto del 2001 mi portai a Zara e studiai carte e documenti nell'Archivio di Stato e ho incontrato sul posto la Comunità degli italiani "rimasti". Come dire, è come passare dall'universo mondo al multiverso, scoprire la profondità in tempo reale delle comunicazioni nel Mondo, non esiste solo una fonte, la Via Lattea, bensì migliaia di migliaia moltiplicate Galassie. In principio c'era il telefax, il telefono fisso per chiedere un incontro, la posta prioritaria consegnata dal postino per la trasmissione di plichi, documenti, dati scambiati per la documentazione - giornalistica e storica – ma, anche, di dati relativi alla società, del sociale della salute pubblica delle relazioni tra amministrazioni e cittadinanza. Il "boom internettiano", boom come scatto della crescita economica del 1963, l'impennata dei dati in rete, dati che sono definiti il nuovo prezioso petrolio della nuova rivoluzione digitale, questa mole di "galassie" appare a far data dal 2006/2007. Archiviare e saper gestire l'immensità dei dati con l'ausilio della IA Intelligenza artificiale è il tapis roulant che corre in accelerazione sotto i nostri piedi e ci consente già di vivere, osservando e partecipando, il futuro.

 Alla fine del tuo intervento del 10 febbraio 2005 sono citati i due premi per la Cultura, Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2003 per due opere "L'Italia dimenticata", e nel 2005, per " L'Italia nella coscienza di Niccolò Tommaseo e Gabriele D'Annunzio - Fiume del golfo del Carnaro e Giuliana in terra pontina. Cosa lega questa storia all'Agro pontino?

Giusto, è così, perché è anche con le mie ricerche avvenute presso l'Archivio di Stato di Latina che ho trovato documenti che consentono di esaminare l'opera del governo italiano per i profughi giuliano-dalmati. E due convegni con illustri relatori e importanti patrocini sono stati tenuti tanto a Latina nel 2002 quanto ad Aprilia nel 2003. Rimasti fuori dai confini del Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 la maggioranza degli italiani di quelle terre giuliano dalmate optava la scelta dolorosa di perdere la propria terra. Le cinque città fondate negli anni trenta Latina, Aprilia, Pomezia, Pontinia, Sabaudia hanno partecipato all'accoglienza quando sopraggiunsero nuclei delle comunità istriane e dalmate dalla nuova Jugoslavia. Da ricordare che nel passaggio istituzionale per la formazione del nuovo Stato italiano repubblicano avvenuto col referendum del 2 giugno 1946 le popolazioni del Trentino Alto Adige e della Venezia Giulia e Dalmazia (Zara città e isole di Làgosta e altre) non hanno partecipato al voto. La stampa locale del Lazio negli stessi anni prefigurava la creazione di una sesta città Giuliana per dare sistemazione ai profughi giuliani e dalmati. Così ne Il nuovo Giornale d'Italia, 6 febbraio 1947, in prima pagina "Latina favorevole alla città giuliana.  La notizia che la città dei giuliani verrebbe fatta sorgere nell'Agro Pontino ha suscitato i più favorevoli commenti in questo capoluogo. E il quotidiano, Il Momento-giornale del popolo, la notizia: "Per i profughi della Venezia Giulia. Una città giuliana nell'Agro Pontino". Questa era al tempo la rilevanza, veder ricostituiti i focolari familiari e l'importanza dell'insediamento nella pianura pontina ancora in fase di trasformazione. Nell'Agro pontino si manifesta la necessità di fondare una sesta città, col nome Giuliana col criterio toponomastico già utilizzato con i toponimi dei borghi già fondati: Borgo Grappa, Sabotino, Podgora, Bainsizza e, a Latina come a Roma, villaggio Trieste o quartiere Giuliano dopo il secondo conflitto mondiale. Il Giorno del Ricordo porta la data del 10 febbraio quando alla Jugoslavia col Trattato di Pace di Parigi del 1947 passavano le province dalla notte dei tempi abitate e co-abitate dai tre popoli italiani (già latini e veneziani) croati e sloveni, oggi cittadini di tre Stati della Unione europea in area Schengen e con la moneta comune dell'euro.

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