Il caso
30.10.2024 - 10:30
Seconda diffida in pochi giorni per il Comune di Latina dagli imputati al processo sul fallimento della Latina Ambiente. Dopo quella dell’ex amministratore delegato Giuseppe Caronna, arriva un’altra pec all’ente di piazza del Popolo a firma degli ex consiglieri di amministrazione Maurizio Barra e Bruno Calzia. I due riprendono la falsariga delle considerazioni già esposte da Caronna ma aggiungono un dettaglio, per nulla secondario, se si legge la vicenda col senno di poi. La sintesi è comunque la stessa di Caronna: i veri danneggiati siano proprio loro, ex amministratori di Latina Ambiente.
L’atto di diffida, curato dall’avvocato Salvino Mondello, ripercorre a grandi linee la vicenda del fallimento, ribadendo come esso «sia stato cagionato esclusivamente dal mancato pagamento dei crediti che Latina Ambiente vantava fondatamente nei confronti dell’amministrazione comunale». Il “fondatamente” è riferito al fatto che nel corso degli ultimi anni la curatela fallimentare ha dimostrato come i crediti vantati dalla spa verso il suo unico cliente (nonché socio di maggioranza) erano legittimi. Tanto che il Comune di Latina, dopo aver perso alcune cause, ha deciso di stringere un accordo con la curatela. In tutto sono stati dati oltre 10 milioni alla ex Latina Ambiente, che con l’attivo realizzato, come rileva l’atto di diffida «può soddisfare integralmente tutto lo stato passivo, con conseguente previsione di ritorno in bonis della società».
Anche secondo Barra e Calzia, dunque, la responsabilità del fallimento va ascritta alla gestione delle amministrazioni comunali che si sono succedute, non agli ex componenti del Cda. In un capitolo della diffida, in particolare, viene ricordato come «il Comune di Latina ha la responsabilità della mancata ammissione della società Latina Ambiente alla procedura di concordato preventivo nel maggio del 2016, avendo negato la certificazione dei crediti vantati dalla spa e rappresentanti l’attivo più rilevante da offrire in sede concordataria».
Dunque i due imputati, come già Caronna, diffidano l’amministrazione Celentano dal proseguire nella sua costituzione di parte civile al processo. «Una improvvida e temeraria richiesta di risarcimento danni», la definiscono i due. Che sostengono come «il fallimento è dovuto alla cattiva gestione da parte della precedente amministrazione comunale, con evidenti profili di responsabilità erariale».
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