Il dato
02.11.2024 - 12:00
I laureati non vivono in provincia, soprattutto nei piccoli paesi, dove chi resta, spesso non conclude (o non inizia) il percorso universitario. Chi lo fa, invece, si muove verso le città più grandi, soprattutto nel Nord Italia.
È questo quanto emerge dall’ultima indagine realizzata da OpenPolis e Con i Bambini Onlus, dossier che accende i riflettori su come l’Italia resti uno dei Paesi dell’Unione Europea con meno laureati, fenomeno che ha implicazioni sulla trasmissione della povertà educativa da una generazione all’altra. Infatti, maggiore è il livello d’istruzione dei genitori, minore è la povertà e la frequenza di abbandono scolastico dei figli.
Guardando al contesto nazionale, anche in questo caso la dicotomia Nord - Sud fa da padrona. Infatti, se in alcune città la quota di laureati nella fascia 25-49 anni sfiora il 50% del totale, in altre la quota di adulti con laurea non arriva a un quarto dei residenti tra 25 e 49 anni. Quest’ultimo caso è quello che meglio rispecchia la provincia di Latina, dove soltanto in tre Comuni si supera la soglia di un laureato su tre residenti: si tratta di Gaeta (35,2%), Formia (33,7%) e Sperlonga (33,%). A seguire, oltre al 30% di Latina, c’è una fascia di Comuni che orbita intorno al 25% (ossia uno su quattro) e in altri 13 casi il range è tra il 15 e il 20 per cento.
« Un percorso di studi proficuo e in grado di formarli adeguatamente è in primo luogo nel loro interesse, ma riguarda anche il paese - si legge nel rapporto di OpenPolis - Ma le implicazioni di una bassa incidenza di laureati nella popolazione adulta non riguardano soltanto questi aspetti. Negli ultimi anni è emersa chiaramente la relazione per cui al crescere del titolo di studio diminuisce l’incidenza della povertà assoluta. Una famiglia la cui persona di riferimento ha il diploma o un titolo superiore si trova in questa condizione nel 4% dei casi.
La quota triplica, raggiungendo il 12,5% dei nuclei, se la persona di riferimento ha al massimo la licenza media, un dato in peggioramento rispetto al 2021. Dati che mostrano quanto il livello di istruzione resti ancora profondamente legato alla condizione economico-sociale e che fanno emergere un’ulteriore ingiustizia. Se il genitore è laureato, l’incidenza dell’abbandono scolastico tra i figli risulta residuale (1,6%). Quando il titolo massimo dei genitori è il diploma la quota sale al 5%; raggiunge il 23,9% quando hanno al massimo la licenza media. Ciò implica di fatto una trasmissione generazionale del titolo di studio e, di conseguenza, dei livelli di povertà».
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