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Medici di famiglia, la riforma che fa discutere

Da liberi professionisti a dipendenti: svolta nella bozza che circola al ministero. Le Regioni preparano una loro proposta

Medici di famiglia, la riforma che fa discutere

 

La sanità italiana si appresta a vivere una trasformazione significativa con la proposta di riforma riguardante i medici di famiglia. Attualmente, questi professionisti operano come liberi professionisti convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), gestendo autonomamente i propri ambulatori e organizzando il tempo di lavoro in base alle esigenze dei pazienti. La riforma in discussione mira a modificare questo assetto, prevedendo l'assunzione dei medici di medicina generale come dipendenti del SSN, analogamente ai medici ospedalieri.


Obiettivi della riforma
L'obiettivo principale della riforma è garantire una presenza medica costante sul territorio, assicurando ai cittadini un accesso più agevole alle cure primarie. Questo cambiamento è ritenuto necessario per migliorare l'efficienza del sistema sanitario e per far fronte alle criticità emerse negli ultimi anni, come la difficoltà per i pazienti di trovare studi medici aperti, soprattutto nei fine settimana, e il conseguente sovraffollamento dei pronto soccorso. Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha sottolineato l'importanza di poter decidere «dove e per quante ore i medici di famiglia devono prestare servizio», evidenziando la necessità di una gestione più diretta da parte delle istituzioni regionali.


Principali novità previste
La bozza di riforma prevede che i nuovi medici di famiglia siano assunti come dipendenti del SSN, con un impegno settimanale di 38 ore. Queste ore saranno suddivise tra attività ambulatoriali e servizi territoriali, con una ripartizione che varia in base al numero di assistiti:
• Fino a 400 assistiti: 6 ore dedicate alle visite e 32 ore alle esigenze territoriali.
• Da 401 a 1.000 assistiti: 12 ore per le visite e 26 ore per attività territoriali.
• Da 1.001 a 1.200 assistiti: 18 ore alle visite e 20 ore al territorio.
• Da 1.201 a 1.500 assistiti: 21 ore per le visite e 17 ore per esigenze territoriali.
• Oltre 1.500 assistiti: 24 ore dedicate alle visite e 14 ore alle attività territoriali.
Questa organizzazione mira a garantire una copertura sanitaria più ampia, sfruttando appieno le strutture come le Case della Comunità, finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dovrebbero raggiungere le 1.400 unità entro la metà del 2026.

Modifiche al percorso formativo
Un altro aspetto rilevante della riforma riguarda la formazione dei medici di medicina generale. Si propone di trasformare l'attuale corso triennale, organizzato a livello regionale, in una specializzazione universitaria di quattro anni, equiparata a quella dei medici ospedalieri. Questo cambiamento comporterebbe anche un aumento delle borse di studio, attualmente inferiori rispetto a quelle delle altre specializzazioni mediche.

Reazioni e dibattito
La proposta di riforma ha suscitato un vivace dibattito tra le istituzioni e le organizzazioni professionali. Alcuni sindacati, come la Fp Cgil Medici Lazio, hanno accolto positivamente l'iniziativa, auspicando che una riforma contrattuale possa migliorare le condizioni lavorative dei medici e l'organizzazione del servizio. D'altro canto, la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG) ha espresso preoccupazione, temendo che la trasformazione dei medici di base in dipendenti possa portare a una privatizzazione della sanità di base e a una riduzione dell'autonomia professionale. Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha detto in merito: «Abbiamo avviato un lavoro informale per arrivare a un testo da discutere, una volta pronto e concordato fra noi, in sede di Conferenza delle Regioni. Siamo a livello di bozza grezza. La volontà comune, da parte delle venti Regioni, e dico 20, è di accelerare i tempi di una riforma ineludibile. Come capo di una Regione voglio poter decidere dove e per quante ore i medici di famiglia devono prestare servizio visto che è da qui che escono i soldi per pagarli in base al servizio prestato per il sistema pubblico. Devo avere la completa disponibilità di gestirli».

Il dibattito in corso evidenzia la complessità della questione e la necessità di un confronto approfondito tra tutte le parti coinvolte per garantire una transizione equilibrata e vantaggiosa per cittadini e professionisti.

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