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Il dossier

Fisco, un popolo di evasori e tartassati

I contribuenti italiani hanno impiegato 156 giorni per onorare tutte le richieste avanzate dal fisco. Secondo uno studio della Cgia di Mestre con 319.000 irregolari il Lazio è tra le più gravate dal sommerso

Tasse invariate per tutto il 2017

Quest’anno i cittadini italiani hanno dovuto lavorare fino al 6 giugno (quindi 156 giorni in totale) soltanto per pagare le tasse e adempiere agli obblighi fiscali. Dal giorno successivo, fino al 31 dicembre, si lavora “per se stessi”. Una fotografia impietosa che arriva dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre che evidenzia come la pressione fiscale continui a gravare sulle spalle dei contribuenti onesti, anche (e soprattutto) a causa della persistente evasione.

Secondo l’analisi, infatti, sono almeno due milioni e mezzo gli italiani che lavorano in nero o in condizioni di irregolarità, senza versare un euro di imposte o contributi.
Un fenomeno che sottrae risorse importanti allo Stato e costringe chi le tasse le paga regolarmente a sopportare un carico maggiore.

Il punto nel Lazio
Nella classifica nazionale delle regioni con più lavoratori irregolari, il Lazio occupa la seconda posizione assoluta con 319.400 unità, subito dopo la Lombardia (379.800) e davanti alla Campania (270.200). Numeri che mostrano chiaramente quanto il sommerso sia radicato anche nel Centro Italia. Se si guarda al tasso di irregolarità – cioè al rapporto tra occupati in nero e occupati totali – il Lazio non raggiunge i livelli record del Sud (Calabria 17,1%, Campania 14,2%, Sicilia 13,6%), ma la presenza di oltre 300.000 persone che sfuggono al fisco rappresenta comunque un problema enorme per la regione.

Si tratta di uomini e donne che spesso non hanno alcun contratto, che svolgono attività senza partita Iva o che vengono impiegati con pagamenti completamente “in nero”. Un esercito invisibile che pesa sui conti pubblici e mina la concorrenza leale tra imprese.

Un fisco che chiede troppo
Il paradosso è che, mentre una fetta consistente della popolazione sfugge ai doveri fiscali, il resto dei contribuenti deve sostenere da solo il finanziamento di servizi essenziali: dalla sanità ai trasporti, dall’istruzione alla sicurezza. Nel Lazio, dove il settore pubblico e i servizi hanno un peso rilevante, la pressione fiscale diventa così ancora più percepibile nella vita quotidiana delle famiglie.

Secondo i dati diffusi, nel 2025 la pressione fiscale nazionale si attesterà al 42,7% del Pil, in leggera crescita rispetto al 2024. In realtà, come sottolinea la Cgia, si tratta di un effetto statistico legato al cambio di contabilizzazione degli sgravi per i lavoratori: senza questa variazione, il dato sarebbe sceso al 42,5%.

Una lunga storia di tasse
Osservando gli ultimi trent’anni, l’anno con la pressione fiscale più bassa è stato il 2005, durante il secondo governo Berlusconi, quando il prelievo complessivo si fermò al 38,9% del Pil. Servirono “solo” 142 giorni per liberarsi dalle tasse, due settimane in meno rispetto al 2025. Il record negativo, invece, fu toccato nel 2013 con il governo Monti, quando il fisco arrivò a pesare per il 43,4% del Pil. Oggi l’Italia resta comunque tra i Paesi più tassati d’Europa: nel 2024 solo la Francia (45,2%) ha registrato un livello superiore al nostro. La Germania è più “leggera” di quasi due punti, mentre la Spagna di oltre cinque.

Evasione e sommerso
Tornando al Lazio, i 319.000 lavoratori irregolari fotografano un problema strutturale che non accenna a ridursi. La presenza massiccia di sommerso non solo sottrae miliardi di euro all’erario, ma genera anche un effetto distorsivo sull’economia regionale: chi evade riesce a praticare prezzi più bassi o a offrire servizi a costi non sostenibili per chi è in regola, alterando il mercato e penalizzando le imprese oneste.

Le categorie più esposte restano quelle legate ai servizi alla persona, al commercio e all’edilizia, comparti in cui il lavoro in nero continua a rappresentare una pratica diffusa.

Per i contribuenti del Lazio, tutto ciò significa dover sopportare un carico fiscale più alto e vivere con la percezione di uno squilibrio tra chi paga e chi sfugge ai controlli. Eppure, i servizi regionali – dalla sanità alle infrastrutture – continuano a necessitare di risorse crescenti.

Se da un lato le forze dell’ordine e l’amministrazione finanziaria intensificano i controlli, dall’altro la sensazione diffusa è che senza un vero piano di emersione e di lotta all’evasione, il peso delle tasse continuerà a gravare principalmente sui cittadini onesti.

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