«Oggi è una giornata importante: siamo davanti al capitello di Sperlonga». L'ha affermato ieri mattina Saverio Urciuoli, soprintendente ai Beni Culturali delle province di Latina, Frosinone e Rieti, durante la conferenza stampa, che si è tenuta nella sala consiliare del Comune di Sperlonga, in cui è stato ufficialmente presentato, in tutto il suo splendore, il capitello ritrovato giovedì scorso dal pescatore Francesco Rendinaro a pochi passi dalla Villa di Tiberio. Le origini dell'affascinante blocco di marmo non sono ancora del tutto chiare, le differenti correnti di pensiero troveranno riscontro solo negli studi più approfonditi che saranno effettuati nelle prossime settimane. Con certezza si sa che, come ha affermato l'archeologo Francesco Di Mario, funzionario responsabile di zona della soprintendenza, «si tratta di marmo pario che viene dalla Grecia. Siamo davanti ad una forma che non trova stretti confronti con ciò che è stato fin ora rinvenuto. È stato trovato dopo essere stato spostato in antichità. Non era infatti nella sua posizione originaria, fu prelevato e utilizzato come materiale da costruzione, lo abbiamo rinvenuto all'interno di un muro in scaglioni di tufo. Parliamo di qualcosa che proviene da lontano, probabilmente è frutto di importazioni, o prodotto da officine presenti in Italia, in questo caso parliamo dell'80 o 70 a.C., oppure lavorato in Grecia e in questo caso ci spostiamo nel I sec d.C.. Probabilmente siamo davanti ad uno stile orientale». Presente alla conferenza anche Stefano D'arcangelo, assessore ai beni culturale del Comune di Sperlonga che, durante la sua introduzione, ha ricostruito la nascita del museo archeologico, il primo nella storia d'Italia ad essere sorto in un piccolo centro abitato, ripercorrendo le battaglie affrontate nel 1957 dagli sperlongani, in modo particolare dalle donne, per non far portare via dalla cittadina i tesori che, scavo dopo scavo, continuavano ad emergere dalla sabbia, un vero e proprio patrimonio che ha permesso a Sperlonga di arricchirsi culturalmente ed economicamente. Oggi gli sperlongani difendono il nuovo ritrovamento annunciando anche una seconda rivolta qualora si decidesse di portarlo via, ma il sopraintendente ha rassicurato: «Dopo gli studi necessari tornerà a casa. Stiamo leggendo un messaggio estetico artistico di 2000 anni fa che non era così che si presentava tutto dipinto, il restauro è fondamentale», e sulla volontà di proseguire gli lavori ha dichiarato: «Istituzionalmente le soprintendenze devono avere il dovere di cercare, tutto sta alle risorse economiche che possiamo avere a disposizione. La voglia c'è, il dovere anche, dobbiamo coniugare tutto con quelle che sono le possibilità economiche».