"Freddo al D'Annunzio: colpa della vecchie giunte o del vento? E il Cafaro che fine ha fatto? Sulla situazione ormai onirica del Teatro D'Annunzio si sta toccando veramente il fondo". Sono le domande provocatorie che pone Gianluca Di Cocco, esponente di Noi per l'Italia. "Il cavallo di battaglia della nuova Amministrazione è stato il tema della cultura e oggi però l'emblema della stessa, il "Teatro", è un argomento che fa discutere in negativo e che dopo due anni rimane un problema da risolvere. Fino ad ora, si è perso solo tempo, quando questa politica sarà pronta a fare sul serio e a smettere di teorizzare il futuro e di colpevolizzare il passato? Si è definito di fatto un progetto? C'è uno schema degli interventi? E lo studio di fattibilità? Ovviamente spero che tutto ciò sia già avvenuto, in questo caso bisogna capire perché questi ritardi per la riapertura definitiva di una struttura, che per il momento è a mezzo servizio. La commissione di vigilanza? Nello scorso mese di febbraio con una conferenza stampa in pompa magna, gli amministratori annunciarono la stagione teatrale, che prima ha visto slittare il primo spettacolo, successivamente diversi rinvii di altre rappresentazioni, addirittura l'annullamento di uno spettacolo e la sostituzione di quest'ultimo, con una gaffe nazionale su cui è bene stendere un velo pietoso, senza parlare di quel ‘famoso' bando tirato fuori dal cassetto dall'assessora Di Muro e dal presidente della commissione D'Achille e poi fatto sparire. Insomma, ora viene proprio da pensare, che attorno all'argomento "cultura", ci sia una vera e propria incapacità di gestione.

Dopo le lamentele dell'attrice Manuela Zanier inerente all'impianto di riscaldamento non funzionante, durante lo spettacolo di domenica scorsa, la scusa dell'amministrazione comunale è sempre la stessa, l'impianto non funzionava neanche tre anni fa, ecco appunto, ritorno agli spunti di cui sopra, quali interventi? Quale progetto? Come si può annunciare la riapertura di una struttura che ha bisogno di adeguamenti se poi non è tutto in ordine? 

La paura è quella che si stia portando avanti un'idea perdente, quando partono dei lavori, si mette in moto una macchina che poi va saputa guidare, soprattutto nella consapevolezza di dove si vuole andare. Bisogna avere il coraggio di fermarsi e non continuare a commettere errori, questa è una Città che ha bisogno di una struttura culturale che la rappresenti e non che sia a mezzo servizio.  Mi lascia perplesso il fatto che in questi ormai due anni di amministrazione, non sia uscita fuori neanche la volontà di inserire nei lavori anche il Teatro Cafaro, un gioiello all'interno della struttura culturale, che forse poteva essere oggetto d'intervento prima del D'Annunzio? Emerge l'imbarazzante immobilismo e la mancanza di comunicazione verso i cittadini che questa amministrazione continua ad avere. Ma la colpa dell'immobilismo è sempre di chi c'era prima: un refrain che ormai non funziona più".