È passato meno di un anno da quando Salvatore Cimmino, atleta diversamente abile, ha compiuto l'impresa sportiva di nuotare da Ponza a San Felice per sensibilizzare le persone sulla necessità di abbattere le barriere architettoniche e sulle malattie rare. Ad accoglierlo, oltre a tanti cittadini, anche rappresentanti delle istituzioni, che poi hanno promosso incontri con le scuole e gli studenti sullo stesso tema. Ora, però, quella stessa amministrazione comunale ha deciso - e su questo la norma concede discrezionalità - di rimuovere l'agevolazione degli abbonamenti gratuiti per le persone diversamente abili (chiaramente dotate del necessario contrassegno).
Negli anni passati, il Comune di San Felice Circeo aveva previsto la gratuità della sosta in determinate situazioni. Già nel 2011 (prima delibera disponibile sullo "storico" dell'albo pretorio online), il Consiglio comunale aveva deliberato di esentare dal pagamento della sosta i veicoli dei portatori di handicap provvisti del contrassegno previsto da legge. Quest'anno il dietrofront. Le uniche esenzioni riguardano: veicoli di forze dell'ordine, vigili del fuoco e di soccorso in servizio, veicoli a motore elettrico, veicoli a motore a idrogeno, nonché veicoli "ibridi" con motore elettrico e con alimentazione anche a benzina. Niente ticket gratis per i disabili, che dunque, se non trovano strisce gialle (come spesso accade), devono pagare il ticket. Su questo la legge parla chiaro e la Cassazione si è pronunciata: anche con il tagliando, in assenza di precise disposizioni da parte dei Comuni che possono scegliere determinate esenzioni, è necessario pagare per la sosta sulle strisce blu.
In questi giorni a San Felice le multe sono fioccate. «Naturalmente - scrive un residente in possesso del tagliando per disabili - la multa la pago! Ritengo che il mio Comune ha adottato dei criteri in questa situazione di scarsa partecipazione e vicinanza alle persone con disabilità». Anche perché di strisce gialle, a dir la verità, ce ne sono pochissime, specie in aree come il centro storico o anche il lungomare. Sono insufficienti rispetto al numero di potenziali fruitori, specie durante l'estate. Quel che è certo è che la decisione, perché di questo si tratta, del Comune non rappresenta un grande passo verso l'abbattimento delle «barriere», non solo architettoniche. Con buona pace degli annunci e degli slogan.