Un Sos per l'ospedale Dono Svizzero di Formia, è quello che lancia Francesco Carta da sempre impegnato a fronteggiare i problemi dell struttura sanitaria. Il mancato ricambio del personale sanitario collocato in pensione, causato dalle politiche di rientro del deficit - spiega in una nota l'ex cardiologo dell'ospedale formiano - ha prodotto un depauperamento delle risorse umane negli ospedali dall'ASL Latina, e in particolar modo nell'ospedale formiano. «La conseguenza è stata, ed è, che in detto Ospedale non c'è più produzione di servizi ma si fa quasi esclusivamente emergenza. Si è consolidato l'acquisto di prestazioni nelle strutture private, prevalentemente nel sud del frusinate e nella provincia di Caserta, invertendo quel flusso (20% delle prestazioni) che negli anni '80 proveniva da quelle aree accedendo al Dono Svizzero. In alcuni casi anche la stessa emergenza non è garantita nelle 24 ore come ad esempio l'Emodinamica, tornata alla guardia di 6 ore e solo nelle mattine dei giorni feriali». Non c'è più il servizio di urologia e in ortopedia sono rimasti due medici, in chirurgia a luglio è andato in pensione il primario, in cardiologia fanno i turni in quattro, al pronto soccorso sono in sei, in laboratorio analisi e in rianimazione cambia poco. «In ginecologia ed ostetricia vanno medici esterni a fare i turni in rapporto libero professionale. In cardiologia e pronto soccorso i medici fanno guardie per otto, nove notti al mese, stravolti dalla stanchezza, tant'è che stanno rifiutando anche le notti ben pagate (in regime libero professionale) perché non ce la fanno più. In radiologia sono in sei (1 dottoressa in maternità e due medici esonerati dalle notti). Questo personale, oltre ai turni di guardia dovrebbe attendere alle attività della Risonanza magnetica nucleare di recente installazione. Come è possibile attivare tale metodica diagnostica senza potenziarne l'organico?». Infine va considerato il fatto che molti operatori hanno una età media molto elevata e non possono più reggere turni pesanti. Tranne cardiologia e pediatria, tutte le altre strutture sono senza primari. «A Gaeta doveva nascere una casa della salute al fine di alleggerire la pressione dei ricoveri ospedalieri, ma non c'è stato seguito - continua Carta -. La chiusura dei PPI di Minturno e Gaeta avviene senza il potenziamento del P.S. del Dono Svizzero; almeno si aggiungesse una terza postazione con relativo personale. Occorre da subito un piano straordinario per adeguare gli organici. Siamo ormai al limite». Carta auspica la necessità di procedere a concorsi o selezioni. Anche nelle isole pontine ci sono problemi seri. A Ventotene resta vacante la sede del medico di famiglia e del programma di Telemedicina, che avrebbe dovuto servire anche Ponza, al momento non c'è traccia. Infine affronta il caso del nuovo ospedale: nel Comune di Formia è a disposizione un'area di proprietà regionale, su cui è stata adottata una variante urbanistica ad hoc, ed è previsto un finanziamento (INAIL) di 75 milioni di euro. «Il piano di rientro è terminato, ora è giunto il momento di restituire al nostro ospedale la funzione propria della diagnosi e cura».