Alla fine anche Anzio ha ceduto. Dopo tanti anni in cui la città che diede i natali all'imperatore Nerone ha "resistito" alla tentazione di istituire una "tassa" da far pagare ai turisti in arrivo sul litorale romano, nei giorni scorsi è arrivata la proposta dell'istituzione, da parte della Giunta guidata dal sindaco Candido De Angelis, dell'imposta di soggiorno. Si tratta, vale la pena sottolinearlo, di un "balzello" che non riguarda i cittadini, ma coloro che - per un determinato periodo di tempo - decideranno di soggiornare nelle strutture ricettive o nelle case vacanze della città. Sulla scorta di quanto già avviene nelle vicine Ardea, Pomezia e Nettuno - con quest'ultima città che è stata l'ultima ad "adeguarsi" grazie alle scelte della passata amministrazione a Cinque Stelle, poi decaduta -, la Giunta di Anzio ha deciso di sollecitare il Consiglio comunale ad approvare l'istituzione dell'imposta, dando vita anche a una bozza di regolamento. I motivi alla base della scelta sono sostanzialmente due: il primo è legato alla riduzione dei trasferimenti statali e al blocco della leva fiscale. Anzio, secondo la Giunta, «non sarebbe in grado di mantenere i livelli di manutenzione della città e l'erogazione dei servizi sinora garantiti in materia di turismo, di beni culturali, ambientali e di servizi pubblici locali. Pertanto, si rende necessario istituire l'imposta di soggiorno». Il secondo è collegato a quello precedente e riguarda gli investimenti che è possibile fare tramite i proventi della "tassa". «Per poter incentivare e, comunque, almeno mantenere costante negli anni sul territorio la presenza turistica - prosegue l'atto -, occorre investire in tale ambito, migliorando edoffrendo adeguati servizi pubblici e idonei interventi per la conservazione e il miglioramento del patrimonio artistico ed ambientale e per l'organizzazione e realizzazione di eventi culturali». Le tariffe, una volta ottenuto il via libera dell'assise civica, saranno definite sempre dalla Giunta.