Cosa ci si poteva aspettare dall'amministrazione che ha riconosciuto la destinazione commerciale all'area agricola ex Seranflex sotto sequestro ormai da un paio d'anni perché in odore di lottizzazione abusiva?
La stessa amministrazione che ha rilasciato il permesso a costruire all'imprenditore Pasquale Papa, interessato a realizzare un parcheggio interrato su suolo comunale per rendere legittimo una volta per tutte il colossale abuso edilizio compiuto nel cosiddetto «palazzo di vetro», dove aveva realizzato un multisala sottraendo parcheggi all'edificio.
Già, cosa ci si poteva aspettare? Che risolvesse un'altra grana urbanistica che due precedenti amministrazioni, più due commissari straordinari, si sono guardati bene dall'agevolare.
Siamo nel quartiere Q3, tra via del Lido e via Faggiana, a ridosso dell'Hotel Garden, dove a più riprese una cordata di imprenditori, scortata da qualche esponente politico, come si usava fare, aveva provato ad ottenere la concessione per spalmare 34.000 metri cubi alle spalle dell'hotel, realizzando un complesso edilizio composto da 96 unità abitative che sarebbero passate sotto la denominazione di «attrezzature turistiche».
La pronuncia più netta, a sfavore del progetto, era stata dell'allora dirigente del servizio Edilizia privata e pubblica Ventura Monti, che nel maggio 2011 con una dettagliata relazione spiegava che quell'intervento edilizio non poteva essere realizzato, perché l'unica cosa che il Piano particolareggiato consente in quell'area è la costruzione di un albergo.
I proprietari dell'area non si erano comunque dati per vinti.
Qualche giorno fa, sull'albo pretorio del Comune, spunta la deliberazione di Giunta n.457/2018 con all'oggetto «Variante al Ppe Q3 - eliminazione del vincolo di destinazione d'uso alberghiero all'interno della zona attrezzature turistiche».
La legge, il buonsenso e il principio della trasparenza vorrebbero che insieme alla delibera siano pubblicati anche gli allegati (relazione tecnica e zonizzazione), ma evidentemente l'amministrazione Coletta non è ancora abbastanza trasparente, e così gli allegati non ci sono, e i cittadini non possono sapere con esattezza quale sia il perimetro della zona interessata dalla variante. Seguendo il metodo Di Giorgi, l'amministrazione Coletta approva la delibera il 28 dicembre, più o meno di nascosto, e benché si tratti di una variante urbanistica, alla discussione in Consiglio preferisce la riservatezza della Giunta. Proprio come era stato fatto coi Piani bocciati dal commissario Barbato. La legge lo consente, e anche Coletta preferisce semplificare. E di brutto. Si dirà che in questo caso la variante consiste nella rimozione di un vincolo di destinazione, e che pertanto il Ppe rimane identico a prima, ma questo non può essere vero. Intanto perché, come si legge nella delibera 457, la rimozione del vincolo è funzionale al rilascio di un permesso a costruire per un edificio commerciale che potrebbe modificare qualcuno degli standard previsti dal Piano particolareggiato, e poi perché lo stato dei luoghi descritto nella relazione di Monti del 2011 è così complesso e delicato che basta poco per uscire dalle previsioni del Prg.
Ma la cosa migliore di questa delibera «al buio», che oltre a nascondere gli allegati non dà conto delle dimensioni dell'edificio commerciale che si vorrebbe realizzare, è che testimonia di un Suap efficientissimo, capace di ricevere un'istanza con la richiesta di variante urbanistica il 6 dicembre 2018 e di consentire alla Giunta di approvare la relativa delibera il 28 dicembre, 22 giorni dopo. Il Suap esiste per questo, osserva qualcuno. Ma è davvero così per tutte le istanze che arrivano in quell'ufficio?