Martedì sera il Parlamento britannico ha bocciato a stragrande maggioranza l'accordo per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea raggiunto lo scorso novembre tra il governo di Theresa May e i negoziatori europei. I contrari sono stati 432, tra cui molti parlamentari dello stesso partito di May, i favorevoli 202. Una votazione che passerà alla storia come la più grave sconfitta di un governo in carica in Gran Bretagna. Ieri, invece, la mozione di sfiducia contro Theresa May è stata bocciata. Il governo ha ottenuto la fiducia dal Parlamento britannico, con 325 voti a favore e 306 contrari. Subito dopo il voto, May ha detto che desidera incontrare i leader dell'opposizione già questa sera per trovare una soluzione all'attuale stallo. Jeremy Corbyn, leader del principale partito d'opposizione, ha detto che la prima condizione di qualsiasi incontro è eliminare dalle possibilità il "no deal", cioè l'uscita dall'Unione Europea senza accordo. Tornando alla Brexit, con la bocciatura del deal, ossia dell'accordo tra Inghilterra e Unione europea, il Paese rischia di lasciare l'Ue senza alcuna garanzia. Uno dei problemi di May, infatti, è stato proprio quello di non avere un progetto alternativo, un cosiddetto piano B in caso di fallimento dell'accordo. Per questa ragione, il destino del primo ministro non era comunque legato alla Brexit. Lo stallo resta comunque. Ora si pensa innanzitutto a rinviare la deadline del 29 marzo, cosa che Londra può richiedere ai 27 paesi membri Ue, i quali devono approvare. Nei corridoi europei oramai si discute realmente di questa possibilità, ma che senso avrebbe prolungare l'agonia se il Regno Unito non offrirà nulla più di quanto offerto sinora? E ieri da Bruxelles circolava con insistenza la voce secondo cui, ormai, l'Europa si è arresa al "no deal". Ma cosa significa, concretamente, uscire dall'Unione senza un accordo? Una definizione secca si trova nel principale documento su questa circostanza prodotto dalla Commissione Europea, in cui si legge che se non sarà raggiunto un accordo alla mezzanotte del 29 marzo 2019 «il Regno Unito diventerà una terza parte rispetto all'Unione, e le leggi dell'Unione smetterebbero di applicarsi sia nei confronti del paese che al suo interno». Le conseguenze concrete saranno diverse. La prima è che i cittadini europei residenti nel Regno Unito e quelli britannici residenti nell'Unione si troverebbero improvvisamente senza uno status giuridico: tecnicamente extracomunitari, in una zona grigia dal punto di vista legale. La seconda è la cessazione istantanea di tutti gli accordi esistenti che permettono alle persone e alle merci di viaggiare liberamente tra Unione Europea e Regno Unito. La terza conseguenza è che il Regno Unito perderebbe l'accesso al mercato unico europeo, l'area economica dentro alla quale non ci sono barriere agli scambi di beni e servizi. 

Credere che la Brexit sia qualcosa che non riguarda l'Italia, o ancora più nel dettaglio la nostra provincia, è un errore. Perché in Inghilterra, di italiani e di cittadini della provincia di Latina ce ne sono veramente tanti. C'è chi è partito "all'avventura", per cercare un lavoro soltanto una volta atterrato all'aeroporto di Heathrow. E c'è chi, invece, ha lasciato casa perché, al contrario, ha ricevuto la London Calling, è stato chiamato da Londra. Ed ecco come alcuni di loro stanno vivendo questa Brexit.

Alessandro Allocca 43 anni di Latina, da 6 anni a Londra, giornalista professionista
«Il Regno Unito sta vivendo una delle più forti crisi politiche, economiche e sociali della sua era moderna. E trovarsici nel bel mezzo, soprattutto quando avevo deciso di trasferirmi qui per ridare slancio alla mia vita professionale, ammetto che non è il massimo. L'argomento Brexit ha creato significative fratture all'interno del popolo britannico che, storicamente, è sempre molto unito soprattutto quando ci sono da affrontare grandi crisi. E tutto questo non fa altro che rendere instabile e incerto il futuro non solo per gli stessi britannici, ma anche per gli oltre tre milioni di europei, me compreso, che vivono in Uk. Cosa accadrà nel breve tempo? Nessuno ancora lo sa, neppure coloro che siedono ai piani alti».

Savio Virgolino, 36 anni di Latina, da 3 anni a Londra, senior medical information pharmacist
«Da quando il popolo ha votato per la Brexit, indubbiamente la percezione di essere europei in Uk è scesa sempre più. Si percepisce un calo di fiducia e preoccupazione per molti inglesi e una situazione di disorientamento per chi è non cittadino inglese. Il mercato del lavoro in questi ultimi mesi sembra essere bloccato e tutte quelle opportunità che la Uk "forniva" ora sembra essere un lontano ricordo. Per noi stranieri chiaramente rimane l'incognita e seguiamo step by step come gli accordi Con l'Europa saranno gestiti in termini di immigrazione».

Francesco Buompane, 38 anni di Latina, da 2 anni a Londra dove è imprenditore e gestisce una caffetteria
«Estrema incertezza: questa è l'atmosfera che si sta respira in Uk, e più precisamente nella mia area, nel cuore di Londra, dove abito e gestisco la mia caffetteria. Io personalmente sono fiducioso verso questo paese, che nei momenti più difficili della sua storia, ha dimostrato compattezza, pragmatismo e buon senso, soprattutto perché percepisco benessere girando per le strade di Londra e continui cantieri aperti (grattacieli, opere pubbliche) sintomo di buona salute di un paese anche se sta affrontando una delle decisioni più importanti della storia, non solo del Regno Unito, ma della stessa Europa, ossia la scelta di uno stato membro di abbandonare l'Ue».

Fausto Galofaro 31 anni di Latina da 6 anni a Londra, responsabile rapporti clienti della Train UK
«Sono in attesa di vedere che succede. Credo che i cambiamenti saranno meno radicali di quanto si pensi. Mi auguro piuttosto che l'evento Brexit possa contribuire al cambiamento delle politiche economiche comunitarie».

Ilenia Lucati Studentessa
«Mi sono trasferita qualche mese fa per perfezionare il mio inglese e l'ho fatto proprio nel periodo di massimo caos riguardo la Brexit. Nessuno sapeva nulla, e nessuno riusciva a dirti davvero cosa sarebbe potuto accadere. Gli inglesi che conosco hanno votato Remain o non hanno votato perché convinti che non sarebbe mai passato il referendum e sono molto pentiti. Non ho ancora conosciuto qualcuno contento della brexit o che l'abbia votata. La sensazione che provo è di incertezza, ma soprattutto di poca libertà di scelta. Oggi con il mio passaporto e la mia tessera sanitaria sono una cittadina europea con gli stessi diritti e doveri degli inglesi, domani tutto potrebbe cambiare ma non solo per la mia condizione di "immigrato extracomunitario" quanto per quella bellezza multiculturale che ha oggi il Regno Unito e che uscendo dall'Europa perderebbe. Gli scenari possibili dopo il voto in parlamento di ieri sono davvero tanti, vedremo questa sera se passerà la sfiducia e aspettiamo perché è l'unica cosa che possiamo fare».