"La misura della Vivenda Spa di licenziare 10 dipendenti impiegati nell'Ospedale Santa Maria Goretti di Latina rappresenta l'extrema ratio a cui l'azienda di ristorazione collettiva è stata costretta, suo malgrado, a ricorrere". Così la cooperativa Vivenda, attraverso una nota ufficiale, ha voluto spiegare le motivazioni per cui si è ricorso al licenziamento. "Questo ristretto gruppo di lavoratori - prosegue l'azienda - ha deliberatamente e ripetutamente disatteso gli obblighi derivati dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro per addetti mensa peraltro ponendo in essere, negli ultimi mesi, comportamenti del tutto estranei ad un condotta che prima di allora è stata coerente con le mansioni affidate nell'ambito di un servizio erogato secondo le modalità odierna già alcuni anni. Il loro rifiuto di svolgere prestazioni essenziali per il corretto svolgimento del servizio nell'ospedale laziale – proprie e tipiche delle mansioni loro assegnate – ha provocato disservizi e contestazioni da parte della direzione ospedaliera. Un comportamento senza precedenti che è ha inciso sull'ambiente lavorativo generando malumore tra i numerosi colleghi che al contrario svolgono con puntualità le prestazioni assegnate nell'interesse dell'utenza. L'amministrazione di Vivenda desidera infine evidenziare come, prima di giungere a questa estrema decisione, abbia più volte invitato, purtroppo senza risultato alcuno, i lavoratori a desistere da tali condotte illegittime".

Arriva direttamente dal presidente della commissione regionale Sanità, Giuseppe Simeone, e dal consigliere comunale Giovanna Miele (Forza Italia) il sostegno alle 11 operatrici della coop Vivenda, addette allo sporzionamento dei pasti nell'ospedale Santa Maria Goretti, che ieri sono state licenziate senza alcun preavviso ufficiale. Stando a quanto denunciato dalle dipendenti e dal segretario del sindacato Confial, Enrico Della Pietà, le 11 operatrici (su 25 totali) sarebbero state licenziate perché si sono rifiutate di trasportare il grande e pesante carrello contenente i pasti, poiché la mansione non era prevista nel contratto, seppure sia stata sempre eseguita (qui la storia completa).  

"Sono rimasto colpito dalla decisione drastica presa nei confronti delle lavoratrici - ha spiegato Simeone - Io credo sia fondamentale la tutela dei diritti dei lavoratori e mi batto da sempre per la difesa delle conquiste sociali. Come pure considero essenziale il rispetto dei contratti stipulati fra datore e dipendenti. Mi auguro personalmente che questa frattura fra azienda e operatrici si possa ricomporre. Certo, non conosco le motivazioni del provvedimento, ma non può essere giustificato, a maggior ragione se viene assunto in maniera così perentoria e nell'arco di pochissimo tempo. Non è assolutamente accettabile che dei dipendenti possano essere oggetto di vessazioni sul posto di lavoro. Soprattutto se poi queste situazioni provocano problemi di salute e disagi per gli addetti. Ad ogni modo mi riservo di studiare la relazione che mi è stata preannunciata sui fatti accaduti e solamente dopo gli opportuni approfondimenti mi esprimerò sul merito della vicenda".

Sul caso è intervenuta anche Miele: "Esprimo solidarietà agli 11 lavoratori della cooperativa Vivenda, licenziati dall'oggi al domani. La questione è spiacevole come tutti i licenziamenti, e a maggior ragione se si parla di personale che presta servizio in ospedale, come in questo caso. Mi auguro che questi licenziamenti non abbiano conseguenze sul servizio mensa del Santa Maria Goretti, sarebbe una beffa anche per i malati. Se come dicono i giornali, tutto ruota intorno a una mansione che quei lavoratori non erano tenuti a svolgere, il mio auspicio è che sia trovata una soluzione di buon senso. È fuori da ogni logica licenziare i lavoratori che hanno sollevato un simile problema. Mi auguro e sarebbe opportuno inoltre che la Asl possa prendere posizione, dal momento che parliamo di lavoratori di un ospedale, quello di Latina, che è già in sofferenza in termini di organico".

di: La Redazione