Lo squalo trovato morto sull'arenile di Formia, la cui immagine ha fatto il giro dei cellulari nei giorni scorsi, induce a qualche considerazione. Il biologo marino Adriano Madonna, quale esperto interviene sul caso: «Innanzitutto, informiamo che si trattava di uno squalo azzurro, comunemente chiamato verdesca, scientificamente Prionace glauca, e appartenente alla famiglia Carcharhinidae. Questa specie è abbastanza comune nel nostro mare, tant'è che a volte resta ammagliato nelle reti dei pescherecci oppure viene ferrato dagli ami dei palamiti. Si tratta, in ogni caso, di uno squalo che normalmente vive al largo, in mare aperto, anche se può trovarsi occasionalmente lungo le coste scoscese che precipitano nel blu. È una specie solitaria, che occasionalmente può riunirsi in gruppi in aree particolarmente ricche di cibo. È un fatto che da un po' di tempo abbiamo avuto modo di osservare che le verdesche e altre specie di squali tendono ad avvicinarsi a riva e ciò lascia pensare: infatti, questo fenomeno può attribuirsi ai cambiamenti climatici e la dinamica è abbastanza ovvia. Quasi tutti gli squali hanno necessità di nutrirsi abbondantemente sia perché spendono una gran quantità di energie per tenersi in quota, non possedendo una vescica natatoria, sia perché il loro intestino corto li induce a digerire continuamente e ad espellere, quindi, con forte frequenza i prodotti della digestione. In parole povere, lo squalo si trova molto spesso a stomaco vuoto e ha necessità di mangiare più degli altri pesci. Ma il mare è povero a causa del riscaldamento delle acque, che ostacola quella dinamica di correnti ascensionali e discensionali che alimenta di nutrienti il fitoplancton del primo gradino della piramide alimentare. Trovando poco cibo al largo, gli squali sono costretti ad andarselo a procacciare sotto costa». Sono questi i motivi, ha spiegato Madonna, che motivano la loro presenza a volte a breve distanza da riva, proprio come avviene ai Tropici e in Australia. Questi sono i primi effetti sul mare del riscaldamento globale insieme con la comparsa delle specie aliene, come i barracuda e il pesce palla. «Sono dell'avviso che questi episodi saranno sempre più frequenti e che alla verdesca, uno squalo non notoriamente aggressivo, ma che potrebbe diventarlo in particolari condizioni, si aggiungeranno altre specie. Purtroppo, quando si rompe qualche anello della cosiddetta catena trofica, non si sa mai a quante e quali conseguenze si può andare incontro».
Il fatto
Squali sulle spiagge, colpa del mare caldo
Formia - La specie vive al largo ma in carenza di cibo si spinge sotto costa