La decisione del Comune di San Felice Circeo di passare da "alta" a "normale" valenza turistica non ha convinto la Regione Lazio che, oltre a bacchettare l'Ente nel merito delle valutazioni messe nero su bianco, prospetta anche un potenziale danno erariale. E sull'argomento è già stato presentato un esposto indirizzato alla Procura della Corte dei Conti.


Fra sviste ed errori
In primo luogo, gli uffici della Pisana fanno notare al Comune di non aver tenuto conto degli indicatori e dei punteggi previsti dalla legge regionale del 2014. Un esempio: sulla valenza ambientale, la scheda prevede i punteggi di 0,00, 1,50, 4,00 e 7,00. Il Comune ha conteggiato 2,75 punti: una cifra che non c'è. Più complesso il discorso sulla qualità delle acque ai fini della balneazione. L'Ente, nel calcolare al ribasso il punteggio (da 15 a 8), ha tenuto conto delle ordinanze d'interdizione di buona parte della scogliera. Queste, però, non incidono sulla balneabilità quale requisito igienico-sanitario. Il problema è un altro: c'è il rischio di caduta massi. Anche perché nel 2018 le acque di San Felice, con esclusione della foce di Rio Torto, sono state classificate come eccellenti.


Ricorsi e contraddizioni
C'è poi un altro aspetto di cui tenere conto. Il Comune ha vinto in primo grado un ricorso al Tar promosso da alcuni balneari e dalla coop Circeo I contro l'alta valenza turistica (è stato ritenuto infondato) e pende il ricorso al Consiglio di Stato. Ricorso per il quale, tra l'altro, il Comune e la Regione si sono costituiti per sostenere la legittimità dell'atto con cui è stata attribuita l'alta valenza turistica. Un atteggiamento contraddittorio. «Tale condotta - scrive la Regione nella nota inviata al Comune - potrebbe comportare responsabilità dirette di danno erariale tenuto conto delle minori entrate che potrebbero determinarsi a decorrere dal 15 settembre» (data entro cui i concessionari devono pagare i canoni e l'imposta).