Lina era stata assunta, anzi era stata somministrata, come addetta alle pulizie, questo era il suo contratto. Ma quando è arrivata nel negozio le hanno detto che era scaffalista. Però poi è stata sempre applicata alla cassa. Confusione? No. Questa storia è solo una delle tante che compongono il voluminoso dossier che ora è all'attenzione dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro e riguarda anche il consorzio Luibe in relazione al servizio di gestione del personale nei negozi col marchio Acqua & Sapone. E quella di Lina è la prima vertenza presentata al giudice per il tramite della Ugl. In coda ce ne sono molte altre ma questa, in qualche modo, le rappresenta un po' tutte. Il meccanismo che sta emergendo è il seguente: una serie di lavoratori (complessivamente sono più di 500 tra Pomezia, Aprilia e Latina) vengono utilizzati da cooperative che ad un certo punto vanno in liquidazione e falliscono. Durante il periodo di lavoro questi dipendenti vengono sottoposti a turni massacranti, fino a 11 ore in un giorno e quando la coop fallisce vengono trasferiti in blocco ad un'altra e via via in un carosello di società che non finisce mai e nessuna di queste paga i contributi. Il rapporto contrattuale con il marchio importante mette al riparo quest'ultimo che non sa nulla dell'inferno applicato nei negozi. Questo è ciò che dicono i vertici di Acqua & Sapone. Finora il sistema era letteralmente (e incredibilmente) sfuggito agli organi ispettivi. E' stato un incidente di percorso a far saltare il tappo, esattamente si è trattato di una verifica fiscale dell'Agenzia delle Entrate di Latina. La storia di Lina si inserisce in questo contesto. Lei è stata chiamata a lavorare, con contratto di somministrazione, come operatore delle pulizie ma né la società che l'ha chiamata né quella che l'ha somministrata si occupano di pulizie, bensì, entrambe sono inserite nel terziario, nel commercio. Dunque si sapeva dal primo momento che una società che svolge attività commerciale sta prendendo un addetto che non gli servirà mai. Perché? Perché il contratto degli addetti alle pulizie è meno oneroso e consente di abbassare molto il minimo orario, cosa impossibile con l'altro contratto. E questa è la prima evasione fiscale e contributiva in danno di Inps e Inail. Quando Lina entra nel negozio le dicono che si occuperà degli scaffali ma poi va a finire in cassa, dove da contratto dovrebbe essere remunerata meglio in quanto si tratta di una posizione di responsabilità. Nel caso specifico di Lina la Ugl ha chiesto un accertamento circa l'eventuale verifica da parte del committente circa lo svolgimento dell'appalto da parte del datore di lavoro, ossia la società che gestiva il personale del negozio. Intanto il Consorzio Luibe in una nota dice «di non essere oggetto di alcuna indagine amministrativa e fiscale» e che «le cooperative facenti parte sono state sottoposte a verifiche dell'Ispettorato del Lavoro che non ha rivelato ipotesi di lavoro nero o sfruttamento», nonché che le procedure di messa in liquidazione delle consorziate si sono svolte con assoluta regolarità e le procedure conciliative con i soci si sono svolte in presenza dei sindacati».