Non sono piaciute all'ex direttore dei musei Francesco Tetro le dichiarazioni dell'assessore alla cultura Silvio Di Francia, un tentativo postumo di spiegare, dal suo punto di vista, lo strappo avvenuto tra l'architetto candidato con Lbc e l'amministrazione. Pur riconoscendo a Tetro i meriti del suo lavoro e dell'azione culturale operata per i musei civici, l'assessore aveva infatti insinuato in modo esplicito il dubbio che la collaborazione virtuosa tra Roma e Latina con le mostre su Cambellotti, da lui valorizzata, non avesse portato nulla alla città. «Io e Tetro avevamo entrambi rilevato come l'accordo con i musei di Roma e una galleria privata fosse stato poco generoso verso Latina e verso il prestito di opere senza le quali non ci sarebbe stata la mostra stessa». Oggi l'architetto si sente in dovere di replicare, una risposta che mostra una volta di più quanto sia stata forte l'incomprensione tra l'approccio sulla cultura e sull'arte di Tetro e quello dell'amministrazione. «Innanzi tutto il sottoscritto non ha mai rilevato questo pensiero – spiega Tetro - non capisco cosa significhi che l'accordo sia stato poco generoso verso Latina. La mostra si sarebbe fatta lo stesso, anche senza il prestito di Latina, data la quantità di opere in possesso dell'archivio e la disponibilità di musei e privati prestatori che nulla hanno chiesto in cambio, data la pubblicità, la garanzia di pubblicazione e l'ovvio inserimento nel catalogo generale di cui ho cura con Daniela Fonti». Tetro spiega che «il prestito di opere da Latina è stata una scelta portata avanti dal sottoscritto per dare visibilità alla città e in una mostra romana che, dopo il Colosseo, è stata la più visitata ed apprezzata». La decisione del prestito, spiega l'architetto, venne presa in una riunione del 12 dicembre 2017 con il Sindaco, l'assessore Di Muro, i curatori dell'esposizione, il gallerista Fabrizio Russo che ospita e gestisce l'archivio dell'Opera di Cambellotti e la sua collaboratrice, storica dell'arte Sara La Rosa. Il prestito avrebbe comportato la collaborazione tra il polo museale di Latina e la Galleria privata che si impegnò a sua volta a farsi carico del catalogo, del trasporto, dell'assicurazione, della campagna fotografica e del prestito di mostre di arte moderna e contemporanea. «Rispetto al museo di Latina cercai io stesso di non sguarnirlo - spiega ancora - scegliendo comunque un percorso esaustivo di ciò di cui Latina poteva essere orgogliosa di possedere per donazione da parte degli eredi Cambellotti, iter seguito da me prima da Assessore e poi da consulente». Le mostre proposte nell'immediato si riferivano ad una retrospettiva di Mario Sironi e di Virgilio Marchi. Come rileva Tetro «le due mostre ebbero successo, poi più nulla, né per il moderno, né per il contemporaneo, e non per volontà del gallerista o per mia scelta. Ci fu perfino una lettera al Sindaco da parte di Fabrizio Russo, il gallerista, che ricordava tutto ciò, lettera che non ebbe risposta, creandomi non poco imbarazzo». Le mancate risposte sono un punto dolente perché - spiega Tetro - non è la prima volta che lettere interlocutorie non ottengono risposta, «vedi la proposta della mia donazione della personale biblioteca specializzata sull'arte del Novecento e del mio cospicuo archivio fotografico, come della donazione dello scultore Marcello Norcia che non è stata girata agli assessori di competenza. Per la giornata della memoria ci fu una proposta di iniziative da parte del sottoscritto che non ebbero riscontro e nemmeno quella della Presidente della Fondazione Carlo Levi, Daniela Fonti, che proponeva una mostra tematica sull'artista. L'esposizione non accettata da Latina fece poi bella mostra di sé a Parigi». Insomma, la diversità di vedute tra il consulente dei musei e dirigente e assessore diventa un nodo difficile da sciogliere. «A febbraio mi dimisi dopo aver concluso il riallestimento della seconda sala della Civica Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea – dice Tetro - riepilogando la generosità rispetto a Latina ci fu eccome, il sindaco scrisse perfino il testo istituzionale nel catalogo e scelsi io che fosse lui a comparire nel catalogo insieme al Sindaco Raggi. Per concludere, i grandi assenti alla mostra, durata cinque mesi, furono il Sindaco, gli assessori vecchi e nuovi e i consiglieri comunali in larghissima maggioranza, evidentemente non si erano nemmeno accorti che con quelle opere di Cambellotti stavamo esportando l'idea che a Latina ci sono dei musei. Ecco allora dove alberga la lamentata… poca generosità». Ultima notazione polemica e non senza amarezza su quella cultura artistica cittadina povera di risorse e personale. «In archivio continuano ad arrivare comunicati di cittadini italiani e di qualche straniero che ha fatto un inutile viaggio a Latina per constatare che i musei sono chiusi».