Tutto ha avuto inizio nel 2017 con la delibera numero 2 del Consiglio Direttivo del Parco del Circeo che, nella seduta del 23 gennaio, approvò il "Piano gestionale del controllo del daino nella foresta demaniale" con tre voti favorevoli e uno contrario, quello del consigliere comunale di Ponza Piero Vigorelli. E ieri è stato lo stesso Vigorelli - che ha scelto Facebook per dare risalto alla sua nota - a tornare sulla questione di una «decisione annunciata - ha scritto Vigorelli -. Due anni più tardi, il 30 dicembre 2019, una delibera del direttore del Parco, Paolo Cassola, ha reso operativa quella decisione stanziando 170.000 euro per un'operazione che vuol dire l'inizio della mattanza dei daini nella foresta del Parco».
Il primo cittadino di Ponza ha anche reso noto i numeri dell'operazione: saranno abbattuti almeno 350 capi e la popolazione dei daini dovrà essere ridotta del 30 per cento, ogni anno e per i prossimi tre anni. «Il piano di sterminio è quello deciso nel 2017, meticoloso, dettagliato e cinico - ha affermato Vigorelli -. Si prevedono "battute" notturne per far convogliare i daini in "corral" mobili di almeno mille metri quadri, che sono dei recinti-prigione, un po' come la "camera della morte" della mattanza dei tonni. Appostati su altane a circa 15 metri da terra, ci saranno i "fucilieri del Parco", che saranno equipaggiati con "fucili a canna rigata, di calibro non inferiore a 6,5 millimetri, dotati di cannocchiale di mira a 12 ingrandimenti" e adatti alla visione notturna. I capi uccisi avranno la loro bella targhetta graffata all'orecchio. Il Parco arriva perfino a calcolare un peso medio di 40 chili per capo, e quindi un totale di 14.000 chili di carne fresca da immettere sul mercato. Vi risparmio altri preziosismi ripugnanti - ha aggiunto il sindaco di Ponza - che si possono leggere nel "Piano di gestione del controllo del daino. Sta di fatto che dopo i mufloni di Zannone ora tocca ai daini».
Un riferimento, quello dei mufloni, che riporta alla mente la diatriba che Vigorelli, in passato, ebbe in merito all'isola di Zannone con l'ex presidente dell'Ente Parco Gaetano Benedetto. «Con questa e altre operazioni del genere risulta chiaro che per i dirigenti dell'ente il Parco deve essere un luogo disabitato da ogni specie di animali (daini, cinghiali, lepre italica) e da cercatori di funghi o asparagi selvatici, sui quali si è abbattuta la mannaia del divieto».
L'Ente Parco ha spiegato che la scelta è diretta a preservare e a garantire la "naturalità", cioè la rispondenza a un ordine interno o esterno motivato dalla natura.

La risposta dell'Ente Parco Nazionale del Circeo
"Al Parco nazionale dei Circeo non è prevista e mai sarà prevista una "mattanza" di daini e nessun cacciatore o sele-controllore sparerà mai dentro l'area protetta.
Tra le finalità dei Parchi nazionali italiani definite dalla legge 394/91 risulta la conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici. La situazione creatasi nel tempo nella foresta del Circeo (Riserva della Biosfera tutelata dall'Unesco) con il sovrannumero di daini e i dannosi effetti collaterali su flora, fauna, sicurezza e altro, ha imposto una definitiva e chiara assunzione di responsabilità dell'Ente Parco per affrontare la problematica dell'espansione della popolazione di daini all'interno della Foresta Demaniale. Il Parco quindi - seguendo le indicazioni di un autorevole istituto scientifico come l'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) riportate nelle "Linee guida della gestione degli Ungulati – Cervidi e Bovidi" - ha fatto redigere un apposito Piano di gestione di controllo come previsto dalla normativa vigente, approvato con delibera del Consiglio direttivo n.2 del 23/01/2017. Il Piano ha acquisito il parere positivo del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) che per altro ha invitato l'Ente Parco "...a voler operare il previsto controllo del daino con la massima efficacia". Sempre come previsto dalla normativa in relazione alla Rete Natura 2000, l'Ente Parco ha trasmesso il Piano alla Regione Lazio, con collegato Studio di valutazione di incidenza, ottenendo un parere favorevole.
Come già avvenuto in altri contesti del nostro Paese e dimostrato sulla base di un modello specifico, la popolazione di daino attualmente presente è destinata ad un aumento numerico e ad un'espansione dell'areale, con conseguenze distruttive ed irreparabili sia sulla biocenosi vegetale (complesso di popolazioni vegetali che vivono e interagiscono fra loro in uno stesso ambiente), su parte di quella animale, sia sugli aspetti di carattere socio-economico e sulla sicurezza. Per questi motivi, anche da noi, si è reso necessario programmare azioni di contenimento della popolazione intervenendo attraverso un prelievo pari ad almeno il 30% della sua consistenza, considerata la capacità di crescita della stessa.
Le finalità del piano di gestione prevedono anche interventi di miglioramento dell'ambiente dove vivono piante e animali, evitando quegli squilibri che decimano le specie a discapito del complesso ecosistema del bosco. Nessuna quindi strage di daini o inutile spesa, ma l'adozione di criteri scientifici e gestionali, coerenti con le finalità dei Parchi, già sperimentati in altre aree a livello internazionale e applicati per salvaguardare e migliorare un bene comune.
Con la determina n.226 del 30/12/2019, l'Ente Parco ha dato quindi il via alla fase attuativa del piano gestionale, impegnando la somma totale di 195mila euro (170mila sul capitolo "interventi di miglioramento, tutela, recupero e bonifica ambientale + 25mila sul capitolo "realizzazioni aree faunistiche per contenimento daino e cinghiale"), bilancio approvato dal Ministero dell'Ambiente: un costo elevato ma, in linea con la complessità degli interventi previsti e necessario per sanare le conseguenze di passati e scorretti interventi di gestione da parte dell'uomo.
Anche sul tema dei mufloni a Zannone, l'Ente Parco si era fatto carico di affrontare le problematiche legate alla sua presenza sull'isola, richiedendo e ottenendo un parere tecnico-scientifico. Lì la specie è stata introdotta in tempi recenti, con finalità venatorie. Sulla stessa Isola insiste poi Il progetto life PonDerat, coordinato dalla Regione Lazio in partnership con ISPRA, Università degli Studi "La Sapienza", Nemo Srl e Area Marina Protetta Riserva Naturale Statale Isole di Ventotene e S. Stefano, che ha proprio la finalità di migliorare lo stato di conservazione di specie e habitat delle Isole Ponziane. per Zannone, in particolare, prevede la realizzazione di un recinto di esclusione in una piccola porzione di lecceta al fine di impedire (e avere un'area di confronto a riguardo) l'accesso dei mufloni e quindi limitare gli impatti creati dal pascolamento alla foresta di leccio, una delle più importanti ed estese tra quelle rimaste sulle isole italiane. Nessun confinamento degli animali in recinto dunque, ma, piuttosto, un intervento di conservazione attiva della lecceta".