Mentre la fila di tir carichi di ortaggi già pronti per lo stoccaggio nei supermercati entra sulla Pontina da una delle Migliare è già sufficientemente chiaro il peso delle esportazioni del settore agricolo della provincia di Latina.
Ben piazzata al secondo posto dopo il chimico farmaceutico è comunque il primo in importanti Paesi dell'Unione Europea come Belgio e Germania. Comincia in questi giorni uno dei momenti di maggiore traffico della stagione, la vera prova sull'export di un settore che da solo vale il 5% della produzione lorda vendibile nazionale. Conta così tanto che ogni volta che si parla di infrastrutture è da questo dato che bisognerebbe partire.

L'intera commercializzazione dell'ortofrutta e dei fiori prodotto in provincia di Latina si muove su gomma per tratte lunghissime che arrivano fino al Nord Europa. I lavoratori direttamente impiegati sono 12mila e anche volendo elidere tutto il fenomeno degli irregolari si sta parlando della più grande azienda provinciale, se presa nel complesso dei numeri.

Il dato delle esportazioni emerge a latere della classifica che ha spinto il distretto di Latina ai vertici della hit nazionale nell'ambito del comparto chimico farmaceutico, in qualche modo «incalzato» dall'agricoltura che pur non avendo avuto la stessa eco continua a costruire un segmento di crescita economica di assoluto rilievo. Cosa ha contribuito allo sviluppo del settore? Molti elementi e tra i più importanti c'è la spinta fornita dal finanziamento di imprese agricole degli under trenta, i quali hanno spinto sia sull'innovazione che sulla diversificazione dei prodotti, nonché sulla scoperta di nuovi mercati per l'export, praticamente tutto ciò che si chiede ad un comparto già consolidato.

Occupare saldamente da anni la quota del cinque per cento della produzione vendibile nazionale è stata una sfida cominciata almeno dieci anni fa, quando lo stesso segmento economico stava scontando una trasformazione profonda per passare dalla specializzazione in produzione di latte da lavorazione alla realizzazione di aziende che si sono dedicate alla frutta o all'ortofrutta. Non si è trattato di una metamorfosi semplice né scontata e ha prodotto anche la chiusura di centinaia di aziende agricole, con la perdita di posti di lavoro sia diretti che nell'indotto. L'inversione del trend dei numeri è arrivata a metà strada, circa cinque anni fa quando è cominciata anche la vera concorrenza nell'export ai due settori tradizionalmente trainanti sul territorio, ossia il chimico farmaceutico e il metalmeccanico, quest'ultimo comunque alle prese a sua volta con una trasformazione lunga e importante.