Via libera alle opere di completamento dei lavori di prolungamento di Via Aldo Moro e la realizzazione del nuovo campo da calcio. La Giunta comunale sembra proprio aver rotto gli indugi con la deliberazione datata 27 gennaio, e pubblicata ieri sull'albo pretorio dell'Ente, in cui si è approvata «l'occupazione d'urgenza preordinata alla acquisizione delle aree interessate al progetto in corso. L'avvio dei lavori - si legge nell'atto - riveste carattere di particolare urgenza, in relazione alla natura delle opere di completamento dell'appalto in corso, e per questo viene autorizzata la emanazione, senza particolari indagini e formalità, di decreto motivato che determini in via provvisoria l'indennità di espropriazione dei terreni, e che dispone anche l'occupazione anticipata dei beni immobili necessari».
Prima gli espropri ai privati che sono stati programmati, dunque, subito dopo i lavori e solo in seguito si passerà al risarcimento dei proprietari dei terreni espropriati per consentire la conclusione del progetto. Questo per non prolungare ulteriormente un iter burocratico che si stava allungando troppo nel tempo scatenando più di una reazione da parte delle forze di opposizione.
Come quella, ad esempio, che vide protagonista, nei mesi scorsi, il consigliere Giuseppe Mochi che riassunse così la vicenda: «Ci troviamo di fronte a una Giunta comunale che, ad agosto, approva velocemente un provvedimento, tra l'altro giustificato con i presupposti dell'urgenza, e che tre mesi dopo revoca la delibera approvata in autotutela, dal momento che nasce un contenzioso legale con il privato al quale doveva essere espropriato il terreno - disse Mochi -. Nella delibera di revoca di ottobre, l'amministrazione comunale sottolinea come nell'attuale giurisprudenza due sono le modalità nel modo di procedere in corso di esproprio. Nella prima, si ritiene che il soggetto espropriato debba essere immediatamente risarcito al momento del varo dell'atto. Nella seconda, invece, l'indennizzo può essere rinviato a un successivo momento. Quindi è evidente che il motivo che spinge alla sospensione dell'atto sarebbe quello di evitare un danno erariale che si paventa nella prima soluzione giuridica».