Un autentico calvario, probabilmente figlio di una burocrazia troppo restrittiva e che spesso non tiene conto di oggettive situazioni di difficoltà dei pazienti, andandosene dritta per la propria strada nonostante svariate richieste. Vittima di questa situazione una donna di Sezze, 72enne con seri problemi di deambulazione, che da mesi dovrebbe effettuare una visita medica per accertamento permanenza requisiti sanitari ma che, come detto, continua a cozzare contro una serie di ostacoli che si pongono davanti a lei e alla sua famiglia, che ha deciso di rendere nota la vicenda. La donna è stata già riconosciuta come portatrice di handicap grave e attualmente a causa di sopraggiunta patologia neurodegenerativa progressiva su base senile (Alzheimer) accertata nell'anno 2018, è stata riconosciuta invalida civile al 100% con il beneficio dell'accompagno. Per il mese di febbraio era stata fissata la data di revisione ma la stessa donna, impossibilitata agli spostamenti, già nel mese di dicembre 2019 aveva provveduto ad avviare la procedura per la richiesta di appuntamento per la visita finalizzata all'accertamento di permanenza dei requisiti e nella procedura effettuata regolarmente tramite i canali richiesti, il medico di famiglia aveva specificato nella diagnosi che la stessa era affetta da deterioramento cognitivo su base degenerativa, stato ansioso depressivo, gravi problemi ad un braccio e alla mano, agitazione psicomotoria in paz con Alzheimer e deambulazione incerta a piccoli passi e per brevi periodi. Tutti elementi che, secondo la famiglia della donna, avrebbero permesso alla stessa di poter usufruire di una visita specialistica a domicilio, considerate le sue condizioni. Ma così non è stato e da settimane, ormai, le porte continuano a chiudersi. L'ultima comunicazione tra Inps e famiglia della donna spiega che l'istanza non è stata accettata e la convocazione ufficiale resta fissata al 10 febbraio, con il serio rischio che il beneficio venga revocato: «Se il modulo di richiesta prevede precise indicazioni al fine di effettuare la visita domiciliare, non se ne comprende il rigetto - ha spiegato la famiglia della donna -, e si torna a sollecitare l'istituto poiché l'interessata è impossibilitata a deambulare, ormai priva di capacità cognitive e dimorante nella propria abitazione sita al secondo piano privo di ascensore, da dove non si allontana da circa due anni e uno spostamento potrebbe essere rischioso per la propria incolumità fisica già gravemente compromessa».