Ha un bel dire il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a proposito dell'emergenza Coronavirus, che l'Italia è un Paese più sicuro di molti altri. Dopo aver seminato il panico per giorni, alimentandolo con l'adozione di misure la cui efficacia in termini di prevenzione anti-pandemia sono tutte da discutere, il senso di insicurezza dei cittadini si è trasferito dal versante sanitario a quello economico. L'assalto ai supermercati non è stato dettato dalla paura del Covis 19, ma dal timore che la grande distribuzione potrebbe non avere più la capacità di rifornire i punti vendita.

Le persone non si preoccupano di tutte le altre attività commerciali dove si vendono beni secondari, ma lì la preoccupazione, altissima, è degli stessi commercianti, dai ristoratori agli albergatori, dai venditori di articoli di abbigliamento ai gestori di cinema, dalle agenzie di viaggio alle compagnie di trasporto.

«Mai assistito a niente di simile - ammette Giovanni Acampora Presidente di Confcommercio Lazio - Siamo di fronte a una catastrofe e abbiamo il dovere di cercare misure adatte per fronteggiarla. Abbiamo indetto per martedì a Roma una task force con Fipe e Federalberghi per fare il punto della situazione e organizzare quella che abbiamo già definito la resistenza degli operatori del commercio contro il Coronavirus, perché siamo quasi certi che farà più vittime nell'economia del paese che negli ospedali. E se qui nel centro del Paese subiamo gli effetti di un clima da disastro incombente, figuriamoci come debbono sentirsi i nostri connazionali che vivono e operano nelle cosiddette zone rosse. Mi associo a quanto già espresso dal nostro Presidente Nazionale Carlo Sangalli e trasferisco agli imprenditori del nord Italia la vicinanza di tutti i colleghi del Lazio e mia personale. Cercheremo di far passare proposte come quella della sospensione dei mutui e dello slittamento dei pagamenti delle tasse almeno fino ad emergenza rientrata. In ogni caso, ritengo sia necessario un piano di intervento nazionale. So che è più facile a dirsi che a farsi, ma dobbiamo vivere questa catastrofe con l'idea di farne una opportunità per il rilancio del Paese».

Settore alberghiero in crisi
Il Presidente di Federalberghi della provincia di Latina, Paolo Galante, è continuamente al telefono con i colleghi di ogni angolo del territorio pontino, tutti in cerca di qualche rassicurazione che però non arriva.

«Non mi sfiora nemmeno l'idea di poter dire a un collega di stare tranquillo perché prima o poi tutto questo finirà. Non possiamo prevedere quello che accadrà domani. Adesso la situazione è nera; le reception degli alberghi non fanno altro che ricevere disdette e cancellare le prenotazioni, e per quell idi noi che insieme all'albergo hanno anche il servizio ristorante, il colpo è doppio, perché ai tavoli non c'è nessuno. Ma le spese di gestione restano le stesse di sempre. Abbiamo intenzione di chiedere ai clienti di specificare, nelle mail di disdetta, le ragioni della rinuncia al soggiorno, così domani potremo dimostrare cosa è successo davvero. Gli unici che non stanno risentendo di questa situazione sono gli stagionali: mi dicono da Ponza, da Ventotene e dalle altre località balneari che le prenotazioni già fatte per aprile e maggio non sono state cancellate. Saremo anche noi a Roma martedì per affrontare insieme a Confcommercio le problematiche che ci sono piovute addosso con questa emergenza».

Agenzie di viaggi in ginocchio
Il Governo ha imposto il divieto effettuare i cosiddetti viaggi di istruzione fino alla data del 15 marzo prossimo, bloccando di fatto le gite scolastiche in tutte le scuole del Paese. Quella che voleva essere una misura di prevenzione si è trasformata in una bufera di proporzioni bibliche che si è già abbattuta sulle scuole, sulle famiglie e sulle agenzie di viaggi, alcune delle quali rischiano seriamente il tracollo.

«Siamo senza parole - commenta Gabriele Marcantoni di Direttiva Viaggi - Le gite scolastiche si pianificano e organizzano entro la fine dell'anno precedente quello del viaggio: le scuole ci danno l'incarico di organizzare, noi presentiamo i preventivi e in caso di accoglimento le famiglie pagano alla scuola le spese della gita. Le agenzie pagano le compagnie di volo o di trasporto via terra e gli alberghi che dovranno ospitare le comitive. Molto prima della partenza è tutto sistemato e pagato. Cosa è successo? Con il decreto che vieta le gite scolastiche salta tutto. I genitori reclamano la restituzione di quello che hanno pagato, e le scuole girano la richiesta a noi, che a nostra volta ci sentiamo dire dalle compagnie di volo che per loro non c'è alcun problema a rispettare il contratto, e che non vogliamo spostarci è un problema nostro. Lo stesso fanno gli alberghi delle capitali europee o le città d'arte italiane: loro continuano ad essere aperti e possono ospitarci in qualsiasi momento, quindi non sono disposti a restituire alcunché. Noi siamo schiacciati nel mezzo di questo rebus provocato da una politica superficiale e inadatta a gestire qualsiasi tipo di problema. Per noi il danno di immagine è enorme, e quello economico addirittura insuperabile. Soltanto per la nostra agenzia, Direttiva, sono saltati circa 1500 spostamenti, cioè il viaggio di trenta comitive. C'è una sola speranza adesso, che il Governo interrompa questo assurdo stop, e comunque non voglia prorogarlo dopo il 15 marzo, e che le compagnie e gli alberghi di tutta Europa si mostrino comprensivi e ci consentano di posticipare le gite».

L'umore è lo stesso nell'agenzia Sordilli Express, dove oltre alle gite si gestiscono crociere e molti spostamenti in treno. «Stiamo appunto restituendo i biglietti ferroviari per consentire ai nostri clienti di recuperare le spese presentando i titoli inevasi a Trenitalia - spiega Raffaele Sordilli, titolare dell'agenzia - Non riusciamo purtroppo a fare altrettanto con le compagnie di volo e di navigazione, e per un operatore di viaggio non c'è niente di peggio che trovarsi in questo genere di situazioni: anche se c'è di mezzo un'emergenza nazionale come questa del Coronavirus, i clienti vogliono risposte da noi e in molti casi non siamo in grado di dare loro soddisfazione. E' un vero disastro. Credo che il Ministero dell'Istruzione e il Governo dovrebbero forzare la mano con le compagnie di volo e di navigazione e con gli alberghi per riconoscere lo stato di crisi e collaborare affinché gli effetti economici di questo embargo siano attenuati».