Era il 31 gennaio scorso quando il Governo italiano, per la prima volta ha dichiarato lo stato di emergenza legato al Coronavirus, della durata di sei mesi, fino al prossimo 31 luglio. In quel momento si erano palesati solo due casi, quelli legati alla coppia di cinesi che è stata poi ricoverata e curata con successo all'ospedale Spallanzani di Roma. Ma il vero momento di allarme è arrivato solo 21 giorni dopo, cioè quando all'ospedale di Pavia arrivò il cosiddetto "paziente 1", il 38enne di Codogno da poco uscito dalla fase acuta della malattia. Fino ad allora, in Italia, i casi erano sporadici e nonostante lo stato di emergenza proclamato, poco ci si è accorti che fosse così grave la situazione.

Il provvedimento dei primi di febbraio, con la nomina di Angelo Borrelli a commissario della Protezione civile, aveva tra gli obiettivi quello di contenere il contagio. Cosa che, come stiamo vedendo, non è avvenuta. L'errore di partenza sarebbe stato quello di chiudere i voli in entrati dalla Cina, consentendo in tal modo a chi voleva entrare in Italia di passare altrove, cioè rientrare dalla Cina indirettamente, magari da altre nazioni europee e senza alcun controllo da parte delle autorità. Molto più saggio sarebbe stato prevedere un controllo ferreo su chi arrivava dalla Cina ponendo quelle persone in quarantena obbligata e sorvegliata, come si è iniziato a fare solo più tardi con chi ad esempio si era trovato in nord Italia e in particolare nelle aree colpite maggiormente dal contagio. Il problema è che a quel punto il danno era ormai fatto e il costo sociale ed economico di quell'errore è stato pesantissimo. Basti pensare a quanto accade nella provincia di Latina, con Fondi dove a Carnevale c'è stata la festa che pare abbia portato al contagio di decine di persone. E feste di Carnevale si sono svolte in tutte le città della provincia. E' una fortuna che i casi non siano molti di più.

Meglio non è andata con i decreti ogni 48 ore varati dal Governo ai primi di marzo. L'Italia è diventata sì zona protetta ma ci si è accorti che troppe persone continuano a muoversi causa lavoro, dal momento che le fabbriche piccole e medie continuano comunque ad operare. Senza contare il pasticcio del'attività motoria o delle passeggiate col cane. E' vero che a trasgressione gli italiani sono maestri e lo hanno dimostrato anche stavolta. Ma se vi guardate attorno e vi fermate a riflettere un attimo, vi accorgerete di non aver mai visto così tante persone rispettare una indicazione del Governo centrale. Eppure, specialmente in Lombardia, il contagio continua a far paura e soprattutto vittime. E' vero, non è tempo delle polemiche. Ma bisogna anche cominciare a dirsi la verità: molte delle scelte fatte sono state tardive e alcune anche fatte male. Il tempo per rimediare non c'è.