L'iscrizione all'albo dei medici dei medici ha compiuto pochi giorni, è del 21 marzo. «Siamo a disposizione per dare il nostro contributo sul territorio. Ci siamo», spiega Aurora Cifra, 27 anni a maggio, papà pediatra, giovane medico, pronta a indossare il camice per la prima linea in tempi di Coronavirus.  A settembre ha discusso la laurea con una tesi in dermatologia e ora il tempo sembra essersi all'improvviso accorciato, compresso, complice un'emergenza globale che ha cambiato tutto e sembra aver rovesciato il mondo.
Anche lei come tutti gli altri si è laureata a Latina, la sua città e insieme agli altri colleghi ha presentato la domanda per rispondere alla richiesta di convocazione della Asl per reclutare personale medico per la diffusione della pandemia.
Servono medici infermieri, è un'emergenza da codice rosso, come si dice in gergo. I camici bianchi sembrano i nuovi eroi a cui affidarsi.
I giovani in questo momento con il loro sano entusiasmo e quel sacro fuoco tipico di certe professioni, rappresentare una valido supporto a sostegno di tutto il sistema e degli ospedali. Anche loro, i neolaureati diventano un ingranaggio insostituibile in una lunga catena che coinvolge tutto il mondo sanitario: dai professori agli ultimi.
«Io insieme agli colleghi ho dato la disponibilità - ribadisce Aurora - abbiamo creato un bel gruppo. Certo siamo consapevoli dei rischi e non ci tiriamo indietro, in questo contesto cerchiamo di assolvere delle mansioni che sgraverebbero il lavoro di altri medici. La cosa importante e anche bella è che molti colleghi anche di fuori sede - aggiunge - hanno aderito al bando pur di aiutare e offrire un contributo. Penso ad esempio a due ragazzi di Torino e ad una ragazza siciliana che sono rimasti qui e sono anche loro a disposizione».
Proprio un mese fa era previsto il test sull'abilitazione che complice il Covid è stato rinviato fino a quando non è entrata in vigore la norma che reso la laurea abilitante. «Siamo pronti, abbiamo dato la disponibilità per sgravare il lavoro anche di altri medici e non ci resta che attendere. Lo facciamo per dare un aiuto in un momento storico molto difficile come questo - continua - e c'è una grande voglia di imparare e tanto entusiasmo. Inoltre i professori del reparto di Malattie Infettive dell'ospedale Santa Maria Goretti ci conoscono. Da parte nostra speriamo di ricambiare quello che loro hanno fatto per noi».
Sono giorni di attesa e studio per Aurora e gli altri colleghi. «Non si finisce mai di imparare, continuiamo a studiare come abbiamo sempre fatto a partire dai corsi privati per il test di specializzazione che non si sa quando ci sarà allo studio delle caratteristiche del Covid. E' un modo per non farsi trovare impreparati e affrontare l'emergenza». I giovani medici che si sono laureati al Polo Pontino sono pronto. Dalla teoria alla pratica il passo è breve ma pesante.