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La protesta

"Housing first, la paura deriva dall’assenza di informazioni"

Il comitato di cittadini: raccolte 700 firme per chiedere che non si realizzi sotto la scuola dell'infanzia, ma non basta. L’appello alla comunità di Cori

"Housing first, la paura deriva dall’assenza di informazioni"

L’avvocato Emanuele Vari, Giorgio Capogrossi, Augusto Ciotti e Lorenzo Giovangrossi durante l’incontro

«Abbiamo paura lo ammettiamo, e come noi anche molti di quei settecento coresi che hanno firmato fino ad oggi la raccolta firme. Ma questa paura non è legata al progetto di accoglienza o ai soggetti che ne potranno beneficiare, ma all’assenza quasi totale di informazioni su un progetto di cui la comunità di Cori non è mai stata informata e in cui non è mai stata coinvolta». E’ un appello alla comunità a prendere parte alle prossime iniziative quello lanciato dal comitato spontaneo di cittadini che, appreso del progetto di accoglienza per soggetti fragili e senzatetto che si stava per avviare nei locali sottostanti la scuola materna, ha deciso di unirsi per cercare di fermarlo e convincere Comune e Asl a cambiare quanto meno sede. L’avvocato Emanuele Vari, Giorgio Capogrossi, Augusto Ciotti e Lorenzo Giovangrossi, hanno preso la parola per illustrare ai presenti, pochi, le criticità del progetto. Ma tralasciando l’aspetto tecnico, legato all’iter seguito per avviare questo progetto, già oggetto di esposti e di forti perplessità, l’altro aspetto importante della vicenda, rimarcato ieri mattina, è il comportamento dell’amministrazione, del sindaco, ma anche di ogni altro consigliere di maggioranza, nei confronti dei cittadini. «Non si sono degnati di coinvolgere nessuno. Hanno fatto calare sul paese questa decisione scellerata. Ma come si fa a pensare di accogliere dei soggetti con gravi fragilità - forse anche persone detenute rilasciate e senza casa, ndr - in un immobile che ospita anche una scuola materna? Ci rivolgeremo al Provveditorato, anche al Ministero» è il coro unanime dei quattro cittadini che hanno anche dato vita ad una raccolta firme per chiedere non l’annullamento del progetto, ma una sede diversa. In settecento per il momento l’hanno firmata. «Non bastano. Serve che ogni cittadino si mobiliti». L’aspetto che più fa male è proprio il fatto che la comunità di Cori sia stata trattata come se non contasse nulla. Come se potesse accettare qualsiasi cosa, come se il parere dei cittadini sia non solo ininfluente, ma forse anche inutile. In questo come in altri casi (vedi il progetto Borgo Protetto). «Sia chiaro - ci tengono a ribadire dal comitato spontaneo - che noi contro i destinatari di questo progetto non abbiamo nulla, anzi, riteniamo che sia importante intervenire, ma riteniamo anche, che a Cori forse, prima di pensare a senzatetto con fragilità, si poteva pensare ai circa 80 anziani soli. Si poteva pensare ad un progetto per rispondere a questa emergenza locale, prima di risolvere, in parte, una emergenza che viene da Aprilia o Cisterna». L’altro aspetto che proprio non viene digerito è questo: questo progetto risponde ad una necessità di cui è stato investito il Distretto sanitario, che comprende Cori, Aprilia, Cisterna e Rocca Massima, sulla base di necessità impellenti, ma forse non legate al territorio scelto che ne ha diverse, legate all’età avanzata della popolazione. Un confronto con i cittadini, forse avrebbe permesso di riflettere di più sull’opportunità di realizzare questo progetto.
Insomma rigettando l’insinuazione che sarebbe stata sollevata da qualche parte di voler fare terrorismo psicologico sollevando dubbi sulla sicurezza soprattutto dei bambini che faranno lezione al piano superiore, il comitato ribadisce che ad oggi nessuno sa qualcosa di concreto. Chi si occuperà di loro? Cosa faranno durante il giorno? Chi controllerà eventuali accessi da parte di altre persone? E, soprattutto, una volta divenuti cittadini di Cori, per quanto tempo saranno ospiti? Troppi dubbi senza risposta, come le tante altre domande sollevate in queste settimane. 

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