Condanne confermate con una lieve riduzione: dai 24 anni della Corte d'Assise di Latina ai 20 anni della Corte d'Appello di Roma. Non c'erano in aula Loide Del Prete e l'ex compagno il tunisino Saad Mohamed Elesh Salem, accusati di aver ucciso Gloria Pompili, 23 anni, massacrata di botte in auto, davanti ai figli, due bambini piccoli nel tragitto di strada che da Nettuno porta a Frosinone. I due imputati sono accusati di omicidio volontario aggravato.
In aula c'era la madre di Gloria Pompili, insieme al fratello. La sentenza ricalca l'impianto accusatorio costruito sulla scorta di riscontri incrociati e diverse testimonianze. Nel corso della requisitoria il procuratore generale Gustavo De Marinis aveva chiesto la conferma delle pene, una richiesta a cui si sono associate le parti civili e gli avvocati Luigi Tozzi che rappresenta la madre della vittima e l'avvocato Marco Maietta che assiste il fratello di Gloria.
Le difese dei due imputati, rappresentate dagli avvocati Rocco Marsiglia e Itana Crialesi, hanno cercato di smontare le accuse sostenendo che non vi fossero elementi per la sussistenza delle accuse.
Alla fine i giudici della Corte d'Assise d'Appello, presidente Calabria, hanno letto il dispositivo e tra 45 giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza. La parte civile rappresentata dall'avvocato Luigi Tozzi ha chiesto anche l'invio degli atti in Procura per valutare la posizione dei servizi sociali di Frosinone.
La storia di Gloria Pompili, era stata tanto toccante quanto drammatica come era emerso nel corso delle testimonianze in aula nel processo di primo grado: una donna giovane, indifesa, sola. Gloria viveva per i due figli e si era ritrovata ad un certo punto sotto un ricatto emotivo, dentro una prigione psicologica da cui voleva uscire.