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Il fatto

Botte per rapina al barbiere, due indagati

Gli indizi della Polizia convergono su ragazzi noti alle forze dell'ordine che negano il colpo, ma ammettono di essersi stati lì in quel momento

Botte per rapina al barbiere, due indagati

Avevano imboccato la pista giusta le indagini avviate dalla Polizia sulla rapina consumata martedì sera ai danni di un giovane barbiere pachistano, picchiato da una bandito che poi era riuscito a svuotare la cassa. I controlli e le perquisizioni che la Squadra Volante aveva portato a termine quella sera, hanno permesso infatti di concentrare i sospetti su due giovani, entrambi volti noti alle forze di polizia, indagati a piede libero per quel colpo: Ahmed Jeguirim, latinense di 27 anni, e Cristian Ziroli di 28, hanno persino ammesso di essersi trovati nel luogo della rapina quando si è verificato l'episodio, ma in circostanze fortuite, a detta loro, non per derubare il titolare dell'attività all'angolo tra strada Epitaffio e via Quinto Ennio.

Quella sera i poliziotti del commissario Giovanni Scifoni erano riusciti a stringere il cerchio in tempi molto rapidi, analizzando attentamente la descrizione del rapinatore fornito dalla vittima: il giovane barbiere era stato colto di sorpresa quando un ragazzo, piuttosto alto e con una folta barba sul viso, aveva varcato la porta del Barber Shop con fare deciso. 
Il malcapitato barbiere di nazionalità pachistana, aveva fatto appena in tempo a vedere la direzione di fuga e notare che c'era anche un altro ragazzo all'esterno del locale, poi si era affrettato a chiedere aiuto. Così mentre la vittima veniva soccorsa da un'ambulanza del servizio 118 per le contusioni rimediate al volto, un occhio pesto e il setto nasale deviato, le pattuglie della Squadra Volante davano vita a un capillare servizio di ricerca dei fuggitivi. L'identificazione dei due sospettati è il frutto del piano di controllo del territorio e contrasto dei reati messo a punto su impulso del questore Michele Maria Spina, anche e soprattutto attraverso la profonda conoscenza delle dinamiche criminali, come dei loro protagonisti. E proprio attraverso il continuo monitoraggio degli ambienti della malavita, i poliziotti martedì scorso sono riusciti a dare un volto agli identikit raccolti. Facce che poi la vittima ha riconosciuto in maniera incontrovertibile.

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