Salta fuori il caso di una turbativa d'asta nello stesso filone investigativo dal quale i poliziotti hanno iniziato a lavorare, nell'estate del 2018 sotto il coordinamento della Dda di Roma, per portare alla luce una serie di affari illeciti di stretta attualità, ma anche crimini irrisolti come l'attentato esplosivo costato la vita a Ferdinando Di Silvio, al lido di Latina, la mattina del 9 luglio 2003. Una vicenda che ruota attorno alla figura di George Valeriu Cornici, romeno di 47 anni originario di Galati molto legato al 37enne Alessandro Zof e con lui finito nello stesso stralcio dell'inchiesta madre ora trasferito alla Procura di Latina: insieme alla moglie e due loro complici, Cornici è indagato per una presunta turbativa d'asta, l'interferenza in una vendita giudiziaria che gli ha permesso di concludere un vero e proprio affare con l'acquisto di una villetta sul litorale. L'inchiesta è chiusa, rischiano tutti il processo per "turbata libertà degli incanti".
Non è un caso che tra i nomi altisonanti della mala latinense sia finito anche uno straniero. È uno di quei personaggi che gli investigatori della Squadra Mobile individuano come anello gi congiunzione tra la vecchia generazione e la nuova: il romeno Cornici vive nel capoluogo pontino ormai da molti anni e oltre a rappresentare un punto di riferimento per i propri connazionali, ha saputo guadagnare anche il rispetto negli ambienti della mala italiana, vantando amicizie di un certo spessore. Viene considerato un personaggio chiave perché oltre a frequentare le nuove leve della criminalità, è ben inserito nella vecchia guardia, ovvero i protagonisti di quella che è stata una stagione calda per la mala latinense, che ha attraversato tutti gli anni novanta e condiziona anche gli equilibri odierni.
Gli stessi collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo che hanno ispirato l'avvio del filone investigativo portante, ritagliano attorno alla figura di Cornici un ruolo di primissimo piano e un potere che, alla luce dell'inchiesta chiusa di recente a suo carico, non trova conferma, o almeno non in maniera diretta. Stando a quanto riferito dai pentiti, infatti, il romeno sarebbe piuttosto attivo nel traffico di marijuana, legato persino alla criminalità albanese. E invece, indagini alla mano, della droga non c'è traccia nella sua vita, anche se le intercettazioni confermano le sue frequentazioni con Alessandro Zof, che all'epoca era ristretto agli arresti domiciliari, e mettono in luce la forza intimidatrice che gli ha consentito di prevalere nell'acquisto della casa all'asta.
L'affare risale al giugno del 2018 quando la moglie di Valeriu Cornici, assistita da un noto mediatore immobiliare, partecipa alla vendita giudiziaria di una villetta situata all'interno di un consorzio residenziale nella zona tra Borgo Sabotino e Valmontorio. Il prezzo base, dopo una serie di ribassi, era arrivato a 35.250 euro e al professionista incaricato della vendita giudiziaria erano arrivate tre offerte. Eppure alla moglie del romeno era bastato un primo rialzo di mille euro per aggiudicarsi l'immobile: gli altri due partecipanti non hanno battuto ciglio. Un vero affare visto che l'abitazione è una porzione di una bifamiliare sviluppata su due piani con un ampio cortile circostante.
Secondo gli investigatori, in concorso con la moglie e altri due romeni che lo avrebbero spalleggiato, Valeriu Cornici avrebbe convinto gli altri partecipanti dell'asta a desistere. Una circostanza che trova conferma anche in una conversazione telefonica, intercettata dalla Polizia, tra una donna che aveva presentato una delle tre offerte per la casa e suo cugino, un pregiudicato amico sia di Cornici che di Zof. «Indovina chi ce stava all'asta? - esordisce la donna, che poi spiega - Valeriu il rumeno... eeh praticamente vabbè appena siamo arrivati ci ha detto subito cheeee gli serviva sta casa e quindi ci ha fatto capire che... de non fa battute di non fa niente capito? E quindi alla fine se l'è aggiudicata». Il cugino la rimprovera per non averlo contattato prima e lei controbatte: «Che ti chiamavo a fare? Alla fineeee cioè è stato comunque tranquillo non è che ha fattooo chissà che eh? Però diciamo ha fatto un affarone insomma perchè s'è preso una casa a trentaseimila euro che è una bifamiliare con tre camere due bagni, una cosa fatta bene insomma capito?». E poi si lascia andare: «...tra tutte le persone di Latina me doveva capità questo oggi capito?».
Dal tono della conversazione traspare la contrarietà della donna per una vicenda che l'ha vista piegarsi suo malgrado: le minacce non sono servite, al romeno è stato sufficiente mettere in chiaro le proprie intenzioni per imporsi sugli altri. Ciò sembra sottolineare proprio la sua fama, oltre alla capacità economica che gli consente di ratificare l'acquisto. Dopo tutto gli investigatori non dubitano che sia lui a manovrare l'affare, effettuando anche i bonifici necessari da un conto romeno, dove nel frattempo si era trasferito, a quello della moglie. Dalle intercettazioni traspare anche la sua intenzione di investire nuovamente nel campo immobiliare, ma da dove venga tanta disponibilità di risorse resta un mistero, anzi non fa altro che alimentare i sospetti sul suo conto.
Degno epilogo della vicenda, è poi lo scontro feroce che avrebbe visto Cornici prevalere sul vecchio proprietario della casa, dato che il soggetto pignorato a sua volta era stato un personaggio influente della mala latinense, eppure non ha battuto ciglio quando il romeno gli ha dato l'ultimatum per lasciare l'immobile.