Il processo
17.09.2025 - 12:50
Dodici anni per il 42enne Nico Carroccia e 9 anni e 4 mesi per il 25enne Matteo Quinto. Questa la sentenza di condanna emessa ieri al termine del rito abbreviato condizionato dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, nei confronti dei due imputati di Lenola accusati dell’omicidio di Antonio Grossi, il giardiniere fondano di 63 anni trovato morto il 9 giugno dell’anno scorso in seguito alle lesioni riportate dopo un’aggressione subita davanti a un bar di Lenola, il “Centrovalle” in località Valle Bernardo, proprio al confine con il territorio di Fondi. Per Carroccia e Quinto, difesi rispettivamente dagli avvocati Giancarlo Vitelli e Alessia Righi, il pubblico ministero Martina Taglione, titolare dell’indagine, aveva chiesto per il primo la condanna a 10 anni e 4 mesi e per il secondo 10 anni. «Faremo appello» è stata la lapidaria dichiarazione dei due avvocati difensori all’uscita del Tribunale. In aula è stato ascoltato anche il medico legale, il quale con una perizia tecnica aveva stabilito la connessione tra le lesioni provocate sul corpo del giardiniere, da parte dei due imputati, e il decesso. A nominare il professionista era stato il gip, Barbara Cortegiano, che aveva accolto il rito abbreviato condizionato alla perizia del medico proposto dalla difesa.
Antonio Grossi fu trovato morto nella sua casa di Fondi, per la precisione nel bagno, dal fratello e subito si pensò che il decesso fosse legato alla caduta da un albero, perché faceva il giardiniere. In realtà, la sera del ritrovamento del corpo, una donna residente nelle adiacenze del bar riferì che c’era stata una grossa colluttazione davanti al locale e che Antonio era tra i presenti. Un’aggressione che, come si scoprirà in seguito, era datata 3 giugno 2024, quando Antonio Grossi, conosciuto come “ju zoo”, venne brutalmente assalito da due persone che, ricostruiranno in seguito i carabinieri della Compagnia di Terracina, vale a dire dopo l’arresto di Carroccia e Quinto, erano state chiamate dai titolari in quanto il giardiniere stava «dando fastidio». Dalle indagini emerse che i titolari del bar, Roberto ed Erminio Quinto, telefonarono a Carroccia per chiedergli di cacciare Grossi dal locale e questi in breve si precipitò sul posto, come verificato dai tabulati. Solo dopo che Grossi era stato letteralmente messo ko con pugni, calci e sediate, partì una telefonata ai carabinieri, con la quale Erminio Quinto riferì che nel suo bar c’era una persona che importunava i clienti.
Ma quello che accadde davvero il giorno dell’aggressione lo si cappirà dal video della telecamera di sorveglianza: Grossi venne massacrato e i suoi aggressori non si fermarono nemmeno quando era ormai a terra esanime.
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