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Il fatto

Senza sepoltura da nove mesi, ping pong di responsabilità

La storia di un uomo di 53 anni che ha perso il padre ad aprile scorso. Per un cavillo sembra impossibile accogliere le ultime volontà del genitore

Senza sepoltura  da nove mesi, ping pong di responsabilità

Al peggio non c'è mai fine. Questa è una storia dove i paradossi si rincorrono e dove una famiglia aspetta una risposta e cerca un luogo dove andare, portare un fiore, piangere. Lo scorso aprile Davide, 53 anni, manager di Latina, perde il padre che nel testamento esprime un'ultima volontà: chiede di essere cremato e che l'urna possa essere sepolta nella tomba in cui riposano anche i suoi genitori, nella parte storica del cimitero di Latina. E' una richiesta che i figli e la moglie vogliono esaudire: una delle due tombe dove riposano i nonni di Davide infatti rientra nella concessione perpetua che la famiglia ha acquistato a partire dal 1968 e che dura 99 anni. In teoria non dovrebbero esserci intoppi, invece da aprile è ancora tutto fermo. Più che impasse, per Davide «Siamo in un corto circuito». Cosa è successo? In un rimpallo di responsabilità tra Comune di Latina e Ipogeo, non si riesce a trovare una via d'uscita. Il padre di Davide è stato cremato, riposa in una urna cineraria insieme a tante altre urne in una sala del cimitero. «E' una sala comune, ogni volta che voglio andare c'è un addetto che preleva l'urna – racconta Davide - la prende e la porta in una piccola stanza dove c'è una sedia, posso stare lì a pregare per 5 al massimo 10 minuti, poi finito il tempo l'addetto riprende l'urna e la porta via». Ad aprile di quest'anno questa procedura finirà e il rischio è che il padre di Davide possa finire in quella che lui stesso definisce una «area comune, insieme a tante altre urne che poi non potremo vedere». In questa storia non mancano le contraddizioni, le richieste di chiarimenti, le istanze e le risposte che vanno dalla società che ha la concessione del cimitero al Comune, ci sono diversi nodi da sciogliere. «Ho ancora i bollettini pagati nel 1968 quando morì mio nonno», aggiunge Davide che per il Comune ha una concessione in via definitiva ma che per un cavillo invece non va bene e non è sufficiente per concedere la sepoltura del padre. Quando Davide è andato a chiedere i documenti che risalgono al 1968, dal Comune si è sentito rispondere che erano andati persi a causa di un incendio: «Sì, mi hanno detto così, c'era stato un rogo». E quindi niente. I contratti siglati per le concessioni perpetue sono andati perduti. «Sono in attesa di un destino ineluttabile, il rischio è che non potrò neanche più accedere in quell'area dove vado adesso per mio padre». La cosa incredibile è che Davide – come osserva - dovrebbe ripagare una concessione per un diritto che ha già acquisito. «Da aprile ancora non so il destino dell'urna di mio papà e questa è una cosa devastante per tutti, per me, mia madre, mia sorella, i quattro nipoti». La sepoltura è senza pace.

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