Il fatto
01.06.2023 - 11:55
Il Consiglio Superiore della Magistratura ha sospeso il gip di Latina Giorgia Castriota. Nei giorni scorsi il caso era stato preso in esame a Palazzo dei Marescialli a Roma e adesso è arrivata l'ufficialità. Il magistrato ritenuto il presunto responsabile del reato di corruzione insieme a Silvano Ferraro e Stefania Vitto, in un primo momento era finito in carcere e ora si trova agli arresti domiciliari. L'arresto risale allo scorso 20 aprile nell'ambito dell'inchiesta sugli incarichi facili condotta dalla Guardia di Finanza di Perugia che aveva portato a scoprire lo scandalo in Tribunale. Nell'ordinanza firmata dal gip di Perugia, era stato ricostruito il rapporto tra Giorgia Castriota e Silvano Ferraro, l'uomo con cui intratteneva una relazione secondo quanto ricostruito nelle carte dell'inchiesta.
A seguito dell'interrogatorio di garanzia - in un secondo momento secretato - il gip aveva negato una misura meno afflittiva. Una richiesta successivamente accolta dal Riesame sotto il profilo delle esigenze cautelari. La sospensione dal servizio durerà fino a quando il magistrato sarà sottoposto ad un provvedimento restrittivo della libertà personale. Quando cesserà la misura sarà a discrezione del Csm decidere se ricollocare il giudice in servizio e con quali mansioni. Le indagini nell'ufficio di piazza Buozzi, sono state condotte dal personale della Guardia di Finanza di Perugia e sono state condotte dal Procuratore Capo di Perugia (competente per i reati che riguardano i magistrati), Raffaele Cantone.
Erano stati concessi gli arresti domiciliari a Stefania Vitto, imprenditrice del settore pet food, amica del giudice Giorgia Castriota e che rispetto al magistrato e al consulente Silvano Ferraro quando erano state eseguite le misure aveva ottenuto i domiciliari. Lo scorso 9 maggio sia per la Castriota che per Ferraro si era svolta l'udienza al Riesame e a metà giugno si dovrebbero conoscere le motivazioni. «Avrebbe direttamente nominato e agevolato il conferimento degli incarichi a persone con cui intratteneva rapporti personali consolidati, ma avrebbe percepito parte dei compensi in denaro liquidati nell'ambito dell'amministrazione giudiziaria o corrisposto, a titolo di compenso, dalle società sequestrate». Era riportato nella misura. «Il sistema - come hanno sottolineato gli investigatori - andava avanti da diverso tempo».
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