Cerca

Il fatto

Persi i fondi per la casa confiscata, sfuma il finanziamento da 53mila euro

Altro pasticcio del Comune, la Regione revoca il contributo per il risanamento della villetta sottratta ai DeRosa

Persi i fondi per la casa confiscata, sfuma il finanziamento da 53mila euro

Il Comune di Latina continua a pagare i danni provocati dalla gestione inadeguata degli ultimi anni. Nel segno della continuità, l'ente municipale ha perso un altro contributo pubblico, questa volta per uno dei cavalli di battaglia dell'era Coletta, vale a dire la guerra alla criminalità. È di pochi giorni fa la determinazione dirigenziale con cui la Regione Lazio ha revocato il contributo assegnato nel 2019 all'amministrazione del capoluogo pontino per i lavori di consolidamento della villetta confiscata alla famiglia De Rosa in strada Gorgolicino. Sfuma così una quota considerevole della somma necessaria per rendere utilizzabile l'immobile, chiuso da dieci anni dopo lo sgombero.

Dietro gli slogan di facciata per la lotta alla criminalità, ben poco è stato fatto da chi ha amministrato il Comune negli ultimi anni. E neppure durante la gestione commissariale dell'ente è stato possibile salvare il contributo regionale. Fatto sta che a fronte dei 70.000 euro stimati dal Comune per la ristrutturazione della villetta, la Regione ne metteva a disposizione 53.382,27 euro coprendo quindi buona parte dei costi per i lavori. Non è ancora chiaro quale sia stata la mancanza dell'amministrazione municipale, fatto sta gli uffici latinensi non hanno portato a termine le pratiche necessarie entro i termini previsti, perché lunedì la Regione ha pubblicato la determinazione numero G07443 con cui è stato revocato il contributo assegnato nel 2019 al Comune di Latina e sono state disimpegnate le somme iscritte al bilancio con due diversi capitoli, uno per un importo di 10.676,45 euro e l'altro per la somma di 42.705,82 euro.

Quello che veniva sbandierato come un vanto, si è rivelato l'ennesimo insuccesso per la lunga stagione politica delle occasioni mancate. Il contributo infatti era stato concesso nell'ambito di un apposito avviso pubblico della Regione varato per l'assegnazione dei fondi specifici per gli interventi di ristrutturazione e recupero dei beni confiscati alla criminalità organizzata, che aveva visto la proposta progettuale latinense ottenere il terzo posto fra quelli ammessi a finanziamento, a fronte di 19 progetti presentati. Oltretutto l'immobile sgomberato nel 2013 doveva essere impiegato per la gestione delle emergenze sociali, per questo l'intervento di risanamento struttura era assolutamente necessario.

Del resto l'abitazione era stata sottratta alla famiglia De Rosa, legata al clan Di Silvio di Campo Boario, che nel frattempo si è vista revocare anche l'assegnazione di alcune case popolari, prima di tutto per questioni di abusivismo edilizio: si trattava infatti di una villetta realizzata senza alcuna licenza, edificata senza criterio. Tant'è vero che ha subito mostrato criticità strutturali, ma è stata risparmiata dalla demolizione perché doveva rappresentare un simbolo nell'azione di contrasto agli affari illeciti, trattandosi di una delle prime case liberate tra quelle sottratte alla criminalità autoctona.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione