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L'operazione

Traffico di droga, i quattro broker non rispondono davanti al gip

Canori, Nalin, Zuccaro e Frattarelli si avvalgono della facoltà di non rispondere. Nel corso dell'operazione sequestrati 300 grammi

Traffico di droga, i quattro broker non rispondono davanti al gip

Hanno scelto la strada del silenzio e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i quattro indagati, arrestati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, nell'ambito dell'operazione Ade sul narcotraffico condotta nei giorni scorsi e coordinata dalla Dda di Roma. La brillante attività aveva portato all' esecuzione dei provvedimenti restrittivi nei confronti dei presunti responsabili. Ieri mattina Fabio Nalin, 52 anni, di Latina, Pietro Canori, 73 anni, Massimiliano Frattarelli, 51 anni, e Antonio Zuccaro 34 anni, tutti e tre di Priverno, sono stati ascoltati dal magistrato che ha firmato il provvedimento cautelare. Sono difesi dagli avvocati Fabrizio D' Amico e Gianmarco Conca che nel corso dell'interrogatorio di convalida per il suo assistito Zuccaro ha ottenuto gli arresti domiciliari per il ritrovamento della droga durante la perquisizione. Nel corso della notifica del provvedimento restrittivo, Zuccaro era stato trovato in possesso di 300 grammi di hascisc, la sostanza stupefacente era nascosta in una serie di barattoli e alla luce del ritrovamento era scattato l'arresto in flagranza di reato. Soltanto per questo episodio ieri si è svolto l'interrogatorio dal giudice Mario La Rosa che ha convalidato l'arresto e alla fine ha concesso i domiciliari. Per l'operazione Ade non è escluso che il collegio difensivo possa anche impugnare il provvedimento cautelare e presentare ricorso al Tribunale del Riesame di Roma per i quattro arrestati. L'attività è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, i militari diretti dal maggiore Antonio De Lise, nel corso dell'inchiesta durata 14 mesi hanno raccolto una serie di elementi di primo piano relativi allo spaccio e al traffico di stupefacenti tra Latina e l'area dei Monti Lepini e in particolare Priverno. Il ruolo di leader oltre a Pietro Canori (coinvolto in una altra inchiesta condotta dalla Dda in Sicilia per cui il processo è in corso), era ricoperto anche dal latinense Fabio Nalin.

Secondo quanto ipotizzato gli indagati erano in grado di comunicare con vecchi cellulari Nokia e non quindi smartphone dell'ultima generazione, si trattava di un vero e proprio circuito chiuso delle comunicazioni per mantenere un profilo basso e non lasciare tracce.
La droga veniva chiamata insalata oppure anche in altri modi e le schede telefoniche per comunicare erano intestate a stranieri.

L'associazione era stata costituita - avevano osservato gli uomini dell'Arma - per detenere e commercializzare nell'area dei Monti Lepini ingenti quantitativi di cocaina, amnesia e hascisc.

Infine gli investigatori avevano messo in luce anche un altro elemento: la consolidata esperienza maturata nel settore ed una solida rete di soggetti dediti alla commercializzazione. Ieri gli interrogatori di garanzia.

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