Il fatto
18.06.2023 - 09:00
Un volo nel vuoto in tarda sera. E' deceduta così, precipitando dal balcone della sua nuova camera presso una clinica di Velletri una donna di 76 anni. La tragedia si è consumata poco dopo le 22 dei martedì scorso, 13 giugno.
Molti degli altri ospiti non si sono accorti di nulla. La donna, che da qualche giorno era ospite della struttura, è precipitata nel vuoto. Quando è stato lanciato l'allarme, per l'anziana, originaria di Artena, era già troppo tardi: all'arrivo dei soccorsi infatti, si è potuto solo prendere atto del decesso.
Sulle prime si è ipotizzato un gesto volontario, un suicidio. Ma anche a seguito delle pressioni della famiglia della vittima che si sono subito rivolti ai Carabinieri presso il Comando stazione locale (e si sono affidati alla consulenza di Studio 3A - Valore Spa, la Procura di Velletri, per il tramite del Pubblico Ministero dott.ssa Francesca Fraddosio, ha aperto un procedimento penale, al momento contro ignoti, per l'ipotesi di reato di istigazione al suicidio.
La famiglia infatti, ha richiesto l'immediato intervento dei militari appena appresa la notizia e il sostituto procuratore ha quindi disposto l'acquisizione delle cartelle cliniche della paziente che sono state prelevate dalla struttura l'indomani, il 14 giugno. Nello stesso tempo, la Pm ha anche dispoto un esame da parte del medico legale.
L'autopsia infatti, è stata effettuata venerdì (dal medico legale il dottor Filippo Milano) e si spera che sia utile ad accertare le esatte cause del decesso. Dunque due posizioni contrastanti. I responsabili della struttura ritengono che la donna, che soffriva di stati ansiosi e di depressione, possa aver deciso di farla finita, mentre la famiglia ipotizza addirittura che la donna possa essere deceduta a seguito del tentativo di fuggire dalla clinica.
Una ipotesi che la famiglia e i consulenti ritengono essere sostenuta da alcuni elementi che mal si concilierebbero con un gesto estremo e che sono stati portati all'attenzione dell'autorità inquirente: sulla ringhiera del poggiolo è stato rinvenuto un cuscino, sistemato lì, probabilmente, per non ferirsi nello scavalcare. Un altro elemento portato all'attenzione della Procura è il fatto che l'anziana fosse in ciabatte.
C'è poi un altro aspetto della vicenda che i familiari hanno chiesto alla Procura di accertare: le perplessità in merito al comportamento del personale della clinica. Si ipotizza infatti una omessa o comunque non adeguata, custodia da parte degli operatori alle cui cure era affidata la paziente. Secondo quanto sottolinea infatti il consulente, nei confronti della donna si sarebbero dovuti effettuare controlli più serrati, scrupolosi proprio alla luce delle problematiche legate alla depressione. Si chiede quindi di verificare se siano stati garantiti questi controlli e se sia corretto aver lasciato la finestra aperta di notte, senza inferriate o parapetti ad impedire che si potesse saltare di sotto.
La famiglia aveva riferito agli operatori che la donna spesso si alzava di notte, ma fino a quella notte, la sua compagna di stanza, ultra novantenne (poi trasferita) aveva sempre allertato i responsabili. Ora quindi si attendo i risultati delle indagini.
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