30.12.2023 - 10:08
Sotto il profilo della lotta ai fenomeni mafiosi, l'anno che si sta concludendo in questi giorni ha rivelato indubbiamente una situazione ben più allarmante, in provincia di Latina, rispetto alla percezione che ne hanno i cittadini. Le quattro interdittive antimafia emesse nel giro di pochi mesi dalla Prefettura di Latina sulla base delle analisi investigative dei Carabinieri, due sostenute da un provvedimento analogo dell'autorità amministrativa di Napoli, mettono a nudo la facilità con cui i clan di camorra si sono infiltrati nel tessuto economico pontino come nella società civile. È certamente in questa direzione che saranno indirizzati gli sforzi delle istituzioni nei prossimi dodici mesi, a partire dal lavoro di monitoraggio dell'Arma, che all'infaticabile opera di controllo del territorio affiancano in maniera sempre più incisiva anche i servizi di contrasto delle forme più strutturate e pervasive della criminalità organizzata.
Era suonato come un monito, l'appello lanciato all'inizio dell'anno dal tenente colonnello Antonio De Lise, comandante del Nucleo Investigativo, affinché i cittadini non voltassero la testa rispetto a fenomeni in apparenza marginali, come gli anomali arricchimenti nei settori del commercio e della libera professione, rispetto appunto al rischio che possano essere la traccia di un'economia dopata dai capitali di provenienza illecita. Ne sapeva qualcosa da profondo conoscitore delle organizzazioni criminali campane, ma anche e soprattutto perché aveva iniziato a trovarne tracce in zone diverse della provincia pontina. Un territorio considerato talmente appetibile, che i clan riescono a collocarsi in maniera silenziosa dove trovano le circostanze ottimali, praticamente senza la necessità di scontrarsi, che poi è la prerogativa essenziale per assicurare l'efficacia dell'infiltrazione.
Tre interdittive antimafia, due della prefettura di Latina e l'altra di Napoli, hanno messo a nudo i collegamenti col potente clan Mallardo, da parte di una famiglia di commercianti originaria di Giuliano in Campania, ma trapiantata da molti anni a Terracina, dove ha lavorato molto nel settore balneare, come nell'intrattenimento. Nella città di Aprilia è stata scovata invece una pizzeria gestita da una persona esposta al condizionamento del clan Anastasio di Sant'Anastasia, nel Vesuviano. Infine l'interdittiva per la società di un imprenditore coinvolto in traffici illeciti di rifiuti, ritenuto affiliato al clan Moccia, che da anni si è stabilito nelle Marche, ma nel caso dell'impresa finita sotto la lente dei Carabinieri aveva scelto insolitamente Latina come sede legale, affidandosi allo studio di un insospettabile commercialista latinense. A queste si aggiunge poi l'interdittiva emessa nel 2022 per la società di Giuliano in Campania che si era aggiudicata un appalto del Comune di Latina, ma è risultata esposta alle infiltrazioni del clan Mallardo, beffando quindi gli scrupolosi controlli dell'ente locale quando la città era amministrata da chi aveva fatto degli "anticorpi" contro l'illegalità uno slogan fin troppo facile.
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